13 Febbraio 2020 :
Il dossier “I volti della repressione” a cura di Nessuno tocchi Caino – Spes contra spem presentato oggi (13 febbraio 2020) al Senato delinea i profili di 23 esponenti del regime iraniano che l’associazione chiede siano inseriti nella lista UE dei soggetti a misure restrittive in ragione delle gravi violazioni dei diritti umani compiute. Attualmente sono 82 i soggetti iraniani inseriti in questa lista che pone un veto al rilascio di visti ed il congelamento di loro beni economici o finanziari e che deve essere aggiornata entro il 13 aprile 2020.
Per Elisabetta Zamparutti, tesoriera di Nessuno tocchi Caino, “l’inserimento nella lista UE dei soggetti che indichiamo nel dossier è un modo nonviolento per esprimere solidarietà nei confronti del popolo iraniano oppresso da 40 anni dal regime iraniano, per evitare complicità dell’Europa con quel regime e per manifestare coerenza con i principi dello Stato di Diritto e del rispetto dei diritti umani a cui l’Europa dice di credere.” #Bisharaf, che in persiano vuol dire vergogna, è lo slogan che gridano i manifestanti anti regime in Iran a cui si ispira l’hashtag stampato sui braccialetti distribuiti ai partecipanti alla conferenza stampa per criticare non solo il regime iraniano ma anche un’Europa troppo incline alla politica di accondiscendenza come ha dimostrato anche il recente viaggio dell’Alto rappresentante UE per la politica estera J. Borrell, come ha detto l’Amb. Giulio Maria Terzi. Ma i 23 profili sono anche la dimostrazione che l’Iran è il problema della crisi mediorientale e che come tale non può costituire la soluzione. Si va da Ebrahim Raisi, Capo della Magistratura, che nel corso della sua carriera ha accusato, detenuto, torturato e giustiziato moltissimi detenuti dopo aver fatto parte, insieme a chi oggi è suo consigliere, Mostafa Pourmohammadi, di quella "Commissione della morte" che ha messo in atto quel massacro di almeno 30 mila prigionieri politici nel 1988, come ha ricordato Mahmoud Hakamian, della Resistenza Iraniana. C’è il Ministro dell’Intelligence Mahmoud Alavi, tra i fautori della repressione delle proteste anti-regime nel novembre 2019 che ha riconosciuto davanti il parlamento che il regime ricorre alla tortura e alle misure volte a ottenere confessioni forzate da trasmettere poi in televisione. E poi il giovane Ministro delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, il trentenne Mohammad-Javad Azari Jahromi, che ha giocato un ruolo determinante nella campagna di repressione, controllo e censura che il Governo iraniano ha messo in atto durante la rivolta iniziata nel novembre 2019 nei confronti degli attivisti bloccando l’accesso a Internet per diversi giorni. Infine c’è Hossein Ashtari, Capo di quella polizia (LEF) che ha ucciso decine di persone e ne ha arrestate altre migliaia, sparando tra la folla e picchiando i manifestanti durante le rivolte anti regime. Il LEF gestisce anche centri di detenzione non ufficiali, dove si consumano torture e abusi, tanto fisici quanto psichici dei detenuti. A loro sono dedicati i banner presentati in conferenza stampa e che ora Nessuno tocchi Caino utilizzerà nella sua campagna social.
Per il Sen. Lucio Malan è inaccettabile la volontà dell'Iran di cancellare Israele dalla cartina geografica mentre per il Sen. Roberto Rampi inserire nella lista UE questi esponenti del regime non significa mettere all'indice le singole persone ma prendere le distanze da un sistema sanguinario e oppressivo. Per Laura Harth, rappresentante del Partito Radicale all'ONU è urgente che l'Italia si doti di uno strumento come il Magnitsky Act, mentre per Elisabetta Rampelli, Presidente del Tribunale per le Libertà Marco Pannella è urgente che sia conosciuta la vera natura del regime iraniano.