27 Novembre 2021 :
Il Tribunale Internazionale del Popolo per cinque giorni ha ascoltato testimonianze sull'uso della forza e della tortura.
Si sono tenute a Londra, tra il 10 e il 14 novembre, le 5 udienze previste per ascoltare le testimonianze sulla brutale repressione dei disordini del novembre 2019 in Iran. Grazie all'ampia copertura mediatica, e al coraggio dei sopravvissuti e delle vittime, altre centinaia di vittime hanno espresso interesse a farsi avanti.
L'Iran Atrocities Tribunal è noto anche come Aban Tribunal, prendendo il nome dalla parola “Aban”, che in farsi significa “novembre”, ossia il mese in cui il governo iraniano ha all’improvviso raddoppiato il prezzo dei carburanti, suscitando fortissime proteste nelle fasce povere dell’intera nazione.
Oltre 30 testimoni hanno deposto dal vivo davanti al gruppo di giuristi internazionali che compone il Tribunale. Il gruppo, composto da sei avvocati, ha esaminato oltre 100 comunicazioni scritte, tra cui dichiarazioni di testimoni, video e immagini di vittime e sopravvissuti che sono stati assassinati, torturati e abusati dal regime iraniano a causa della loro partecipazione alle proteste del novembre 2019. Molte altre proposte oltre a quelle già presentate devono ancora essere esaminate. È previsto che il Tribunale emetta la propria sentenza nei primi mesi del 2022.
Grazie all'ampia copertura del Tribunale e al coraggio dei sopravvissuti e delle vittime, altre centinaia di persone hanno espresso interesse a farsi avanti e a raccontare alla comunità internazionale le ingiustizie che continuano ad affrontare a causa delle gravi violazioni dei diritti umani che hanno subito durante il novembre 2019.
Il Consigliere della Regina Wayne Jordash, presidente del collegio del tribunale, nella sua dichiarazione finale ha affermato che il tribunale mantiene il fascicolo aperto fino all'annuncio della sentenza definitiva all'inizio del 2022, chiedendo a tutti i testimoni di farsi avanti.
Testimoni oculari di scene di atroce violenza usate contro manifestanti e passanti dalle forze di sicurezza, tra cui il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie (IRGC) e le forze dell'Unità Speciale Anti-Rivolta, costituivano la maggior parte delle testimonianze.
Hamid Sabi, un membro del Consiglio, ha detto: "Speriamo con ciò che abbiamo presentato finora, che i governi mondiali considerino di applicare le cosiddette “sanzioni Magnitsky” contro le 133 persone che abbiamo individuato come autori di questi crimini efferati".
Regina Paulose, un altro membro del Tribunale, ha detto: “Le vittime e i sopravvissuti alle proteste del 2019 devono avere accesso alla giustizia secondo le esistenti convenzioni delle Nazioni Unite”, sottolineando che, inoltre, gli stati devono utilizzare la giurisdizione universale, come in casi come quello di Hamid Noury.
Le proteste sono scoppiate in tutto l'Iran il 15 novembre 2019 dopo che le autorità hanno introdotto un aumento del 200% dei prezzi del carburante durante la notte, senza preavviso, colpendo i più vulnerabili del paese che dipendono dalla benzina per lavorare e vivere. Secondo quanto riferito, le forze governative hanno risposto alle proteste con estrema brutalità e violenza che hanno portato alla repressione più sanguinosa degli ultimi due decenni.
“Ritenendo la verità della massima importanza, gli onorevoli membri della giuria hanno ideato uno spazio sicuro per i parenti delle vittime e i manifestanti che sono accusati di essere 'rivoltosi' e 'terroristi' dal proprio stato, per alzarsi in piedi e con orgoglio dare voce alla verità davanti al mondo. Per la prima volta in un forum internazionale, i veri querelanti hanno accusato i veri colpevoli, chiedendo che siano ritenuti responsabili". afferma Shadi Sadr, direttore esecutivo di “Justice for Iran e co-organizzatore dell'Aban Tribunal.
L'uccisione dei manifestanti è stata deliberatamente nascosta al mondo attraverso un "blackout informativo", dove, nel pomeriggio del 16 novembre 2019, il governo iraniano ha attuato una chiusura quasi totale di Internet che è durata per alcune settimane in alcune parti della nazione.
“Amplificando le voci delle vittime e delle loro famiglie, il Tribunale ha dato speranza a milioni di iraniani che le loro voci siano state ascoltate in tutto il mondo. A breve termine, la gente si renderà conto di non essere impotente e le autorità mostreranno moderazione la prossima volta che i manifestanti scenderanno in strada. A lungo termine, il Tribunale avvicinerà le vittime alla giustizia e alla responsabilità”. afferma Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore esecutivo di Iran Human Rights e co-organizzatore dell'Aban Tribunal.
Il Tribunale Aban è stato creato in risposta alle grida delle vittime e dei sopravvissuti alla repressione delle proteste a livello nazionale del novembre 2019 da parte di tre ONG, Justice for Iran, Iran Human Rights e Together Against Death Penalty.
Chi fosse interessato a presentare prove o a partecipare a future udienze può contattare il Tribunale sui social: Twitter, Instagram e WhatsApp. Sul Tribunale Aban vedi anche NtC 14/11/2020.
https://iranhr.net/en/articles/4971/