28 Marzo 2017 :
La Corte Suprema iraniana ha confermato la condanna a morte di un giovane di Arak, nell’Iran centrale, che è stato riconosciuto colpevole di “aver insultato il profeta Maometto” su Internet.
Sina Dehghan ha subito l’interrogatorio ed è stato messo sotto processo senza accesso ad una rappresentanza legale.
L'avvocato d’ufficio non è riuscito a presentare una difesa adeguata, secondo una fonte informata.
Ai sensi dell'articolo 262 del codice penale islamico, chi insulta Maometto o Allah deve essere giustiziato. Tuttavia, il successivo articolo stabilisce chiaramente che il giudice dovrebbe commutare la condanna a morte in 74 frustate nel caso l’imputato ammetta di aver insultato il Profeta in un momento di rabbia.
Dehghan, 21 anni, è stato arrestato nel mese di ottobre 2015 dalle Guardie Rivoluzionarie dell'Iran (IRGC) dopo aver scritto articoli critici contro l'Islam e il Corano. E' stato poi trasferito nel carcere di Arak, dove è stato rinchiuso insieme a criminali violenti. E’ stato duramente picchiato da questi detenuti, che gli hanno causato gravi lesioni facciali.
Sina si è più volte pentito e rammaricato per il “crimine” che ha commesso all'età di 19 anni, e ha detto che chiunque può commettere un errore, ma non merita di essere giustiziato, ha aggiunto la fonte.
Altri due imputati in questo caso sono stati identificati come Sahar Eliasi da Teheran e Mohammad Nouri da Arak, entrambi condannati a 16 mesi dietro le sbarre per “aver insultato la Guida Suprema.”
Tuttavia, Nouri è stato successivamente condannato a morte per “aver insultato il Profeta” mentre Eliasi è stata condannata a sette anni di carcere per “aver offeso i santi”.