IRAN: DUE PRIGIONIERI POLITICI CURDI GIUSTIZIATI A URMIA

15 Luglio 2020 :

Due prigionieri politici curdi sono stati giustiziati nella prigione di Urmia il 14 luglio 2020. 
La notizia è riportata da Iran Human Rights, “Stamattina due prigionieri politici curdi, Diako Rasoulzadeh e Sabre Sheikh-Abdullah, sono stati giustiziati nella prigione centrale di Urmia. I due uomini erano accusati di collaborazione con il Partito Komala del Kurdistan iraniano e di aver messo una bomba, che aveva provocato 12 vittime, in occasione di una parata. I due uomini hanno sempre negato le accuse, sia durante gli interrogatori, alcuni dei quali effettuati sotto tortura, sia durante il processo. I due detenuti non hanno potuto ricevere l’ultima visita dei familiari prima dell'esecuzione".
Diako Rasoulzadeh e Hossein Osmani erano stati arrestati il 25 febbraio 2014, sospettati di aver piazzato una bomba alla parata di Mahabad in occasione del 30° anniversario dell'inizio della guerra Iran-Iraq, il 18 settembre 2010.
Sabre Sheikh-Abdullah era stato arrestato il 15 marzo 2014 a Mahabad, nella provincia dell'Azerbaigian occidentale. Sabre stava studiando per il suo master presso la Allameh Tabatabai University, e da Teheran era tornato nella sua città natale di Mahabad per Norouz (il Capodanno persiano).
Dopo lunghi interrogatori, alternati a minacce e torture, Rasoulzadeh e Abdollah sono stati infine costretti a registrare in video delle confessioni, trasmesse dalla televisione di stato iraniana in lingua inglese “Press TV” nell'estate del 2014.
Il 7 aprile 2015, Diako e Sabre erano stati condannati a morte dalla 1a Sezione della Corte Rivoluzionaria di Mahabad, presieduta dal giudice Javadi Kia. Hossein Osmani, che era stato arrestato con Diako, venne condannato a 30 anni di prigione. I tre vennero ritenuti colpevoli di Moharebeh (essere “nemici di Allah”) per aver fatto parte del Partito Komala del Kurdistan iraniano, un partito indipendentista curdo di estrema sinistra che in Iran è considerato fuorilegge, noto anche come Partito Democratico del Kurdistan iraniano. Le condanne vennero poi confermate dalla Corte Suprema.

 

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