19 Aprile 2021 :
Djalali è uscito dall'isolamento.
Amnesty International segnala che Ahmadreza Djalali, il professore svedese-iraniano che ha lavorato in diverse università europee, è stato trasferito dal reparto di isolamento.
Il professor Djalali, esperto di medicina dei disastri, è stato arrestato nel 2016 durante una visita in Iran per partecipare ad una conferenza. Djalali è stato condannato a morte nell'ottobre 2017 con l'accusa di spionaggio. La condanna è basata su una confessione estorta sotto tortura, ed è stata emessa dopo un processo iniquo. Per i suoi sostenitori le accuse sono inventate, e sono una ritorsione dopo che Djalali si era rifiutato di spiare in Occidente per conto dell'Iran. La Svezia, dove viveva con la moglie e la famiglia, gli ha concesso la nazionalità. Era stato anche “visiting professor” a Bruxelles, dove i rettori delle due università della città, ULB e VUB, hanno sollecitato un’azione della comunità internazionale. Iniziative simili sono state prese da università italiane, tedesche e svedesi dove Djalali ha insegnato. A fine novembre 2020 era stato portato in isolamento, e questo aveva fatto temere che la sua esecuzione potesse essere imminente. Poi, a dicembre, è stato annunciato che sarebbe stato trasferito dalla prigione di Evin (Teheran) alla prigione Rajaj Shar a Karaj, dove solitamente vengono compiute le esecuzioni. Il trasferimento a Rajaj Shar è stato sospeso da un giudice, apparentemente per consentirgli un ulteriore contatto con la sua famiglia.
All'epoca, si riteneva che l’Iran usasse Djalali per far pressione sull’Europa, e in particolar modo sul Belgio, in connessione con un processo in corso ad Anversa che coinvolgeva un diplomatico iraniano (Assadollah Assadi) accusato di aver organizzato un attentato dinamitardo contro una riunione di dissidenti iraniani vicino a Parigi. Il 3 febbraio (vedi NtC in quella data) Assadi è stato condannato a 20 anni, e tre suoi complici a 18, 17 e 15 anni. Non è chiaro se Assadi, che era stato arrestato in Germania ed estradato in Belgio, sia attualmente a piede libero o meno.
Nel frattempo, Amnesty ha appreso che Djalali, nella prigione di Evin, dopo 20 settimane è stato tolto dall'isolamento. "Siamo in qualche modo sollevati dalla fine i questo lungo isolamento, che era una forma di tortura", ha postato Amnesty su Facebook. “Djalali è in cattive condizioni. Deve aver perso di nuovo molto peso. Rischia ancora la pena di morte, alla quale è stato condannato al termine di un processo manifestamente iniquo. Prosegue la campagna: www.amnesty-international.be".
Sul caso Djalali vedi anche NtC 03/08/2019, 21/08/2019, 18/12/2019, 24/11/2020, 25/11/2020, 02/12/2020, 16/12/2020 e 30/03/2021.