14 Marzo 2021 :
Rita Bernardini su Il Riformista del 12 marzo 2021
La condanna della Cassazione contro Ambrogio Crespi è un'altra pagina di ingiustizia che non avremmo voluto leggere. Un incubo per una persona innocente che dovrà entrare in carcere e subire la violenza di un sistema che ogni giorno si rivela un tritacarne che alimenta se stesso. A dispetto di qualsiasi logica e buon senso, anche in questo caso non sono valse a nulla le prove d’innocenza e l’estraneità effettiva ai fatti che gli sono stati contestati. Voglio dare ad Ambrogio quell’abbraccio che nel 2013 ci ha fatti conoscere, durante una mia visita ispettiva nel carcere di Opera dove era detenuto e, se allora ci siamo detti tutto in quell'abbraccio, oggi più che mai sono accanto a lui, cammino con lui affinché sappia che non è solo.Allora era già sofferente per l’ingiusta detenzione che doveva subire, posso solo intuire cosa stia passando oggi, dopo questa condanna che lo c
olpisce insieme alla sua famiglia. Il mio abbraccio è ancora più forte perché oggi è all’amico, al fratello ad una persona che stimo e alla quale voglio bene.
E non posso dimenticare tutto il bene che gli ha voluto Marco Pannella.
A caldo, appresa la notizia della sentenza, ho voluto riascoltare la conferenza stampa del 29 dicembre del 2012 al Partito Radicale. Allora eravamo con Marco Pannella, Luigi Crespi, l’avvocato Giuseppe Rossodivita. L'intervento di Marco ebbe la forza di raccontarci anche della Storia del nostro Paese e della necessità di porre fine alla mala Giustizia. Marco in un passaggio di quel dibattito disse: “quando non c'è diritto, quando non ci sono valori, quando non c'è Storia, quando non c'è Democrazia, s’impazzisce”. Si riferiva all'accusatrice di Ambrogio Crespi, a quel magistrato, Ilda Boccassini, che aveva definito Ambrogio Crespi, dopo aver letto sicuramente bene le carte e istruito le indagini “sondaggista di Berlusconi”. Peccato che avesse confuso Ambrogio con il fratello Luigi. Peccato che all’epoca dell’inchiesta nemmeno Luigi Crespi fosse più il sondaggista di Berlusconi.
Marco Pannella nel dire che “s’impazzisce” si riferiva ad un altro processo in corso, uno dei tanti Ruby istruiti contro Berlusconi che si svolgeva contemporaneamente con l’inchiesta su Crespi. Quello che colpì Pannella fu il tenore degli interrogatori d’indagine svolti da Ilda Boccassini che, fissata su Berlusconi, si soffermava sui particolari della vita sessuale dell'allora premier come se fossero contestabili in quanto reati. Ecco, quando non c'è diritto, quando non ci sono valori, quando non c'è democrazia, quando non c'è Storia, si impazzisce. Marco volle esprimere solidarietà a Ilda Boccassini perché capiva il dramma di questa donna, del suo personaggio, la quale aveva urgenza di legare il nome di Ambrogio a quello di Berlusconi, perché in realtà il suo obiettivo fisso era Berlusconi.
Il procuratore generale, non dimentichiamolo, ha chiesto l'annullamento con rinvio perché il processo non aveva né capo né coda e andava rifatto daccapo. I giudici non l'hanno voluto ascoltare. Noi però abbiamo capito e conosciuto ancora più a fondo in questi anni Ambrogio Crespi e la persona che sta per entrare in carcere. Ricordo quando gli venne proposto di girare il film Spes contra spem. Inizialmente non era convinto: “Come posso trattare un argomento come l’ergastolo ostativo se sono persone che hanno ucciso? Quale speranza ci può essere nella loro vita?”. Poi ha compreso perché li ha conosciuti quegli uomini-ombra e quando ha ascoltato le loro storie, di persone che in carcere ci stanno da 25, 30 anni di cui molti al carcere duro, che cosa ha fatto Ambrogio? Lo ha ricordato Sergio D' Elia: ha realizzato un manifesto contro la mafia. Ecco chi è Ambrogio Crespi. Io conosco Ambrogio, la sua dolcezza, la sua intelligenza fatta di amore e di amicizia.
Lo conosco anche attraverso il racconto che ci ha fatto tremare quando ha rischiato di perdere il suo bambino che era svenuto in una piscina. Egli ringrazia ancora la vita per avergli riservato il dono più bello: poter salvare suo figlio. Io conosco Ambrogio. E oggi il mio abbraccio è più maturo, più profondo di quello che ci fu allora, tanti anni fa. Siamo tutti cambiati. Come Partito Radicale, come Nessuno Tocchi Caino, siamo cambiati. E siamo ancora più consapevoli che anche questo Paese deve cambiare per divenire una democrazia compiuta. Ambrogio e tutti gli italiani hanno il diritto a una Giustizia giusta e vivere in uno Stato responsabile e autorevole. Lo rivendichiamo ancora con Enzo Tortora insieme a tutto il Partito Radicale.
Ambrogio ti abbraccio.