INDIA: CORTE SUPREMA, ‘LA GIOVANE ETÀ DELLE VITTIME DI STUPRO E OMICIDIO NON E’ SUFFICIENTE PER LA CONDANNA CAPITALE’

La Corte Suprema Indiana

11 Novembre 2021 :

La giovane età delle vittime nei casi di stupro con omicidio non è stata considerata "il fattore unico o sufficiente da questa Corte" per imporre la pena di morte, ha affermato la Corte Suprema indiana il 10 novembre 2021, riferendosi all’analisi di 67 casi simili trattati dalla Corte stessa negli ultimi 40 anni.
L'importante osservazione della Corte Suprema è giunta nell’esame dell’appello del condannato a morte Irappa Siddappa.
L'Alta Corte del Karnataka il 6 marzo 2017 ha confermato la condanna capitale di Siddappa, riconoscendolo colpevole del rapimento, stupro e omicidio di una bambina di cinque anni, avvenuti nel villaggio di Khanapur nel Karnataka nel 2010.
Dopo il crimine, l’uomo mise il corpo della vittima in un sacco, gettandolo in un ruscello.
Un collegio composto dai giudici L Nageswara Rao, Sanjiv Khanna e BR Gavai ha confermato la colpevolezza di Siddappa per i reati di stupro, omicidio e distruzione di prove, ma ha annullato la condanna a morte che era stata emessa dalle corti di ordine inferiore per motivi che includevano la minore età della vittima, commutandola in ergastolo per un periodo di almeno 30 anni.
"Troviamo sufficienti attenuanti per commutare la sentenza di morte inflitta dal tribunale di primo grado e confermata dall'Alta Corte in reclusione a vita, con la condizione che il ricorrente non avrà diritto alla liberazione anticipata/remissione per il reato ai sensi della Sezione 302 (omicidio) del Codice fino a quando non avrà scontato una effettiva reclusione di almeno 30 anni", è scritto nel verdetto emesso dal giudice Khanna a nome del collegio.
La Corte ha inoltre stabilito che le sentenze debbano essere eseguite contemporaneamente e non consecutivamente.
La Corte Suprema ha ampiamente esaminato argomentazioni basate sulla minore età delle vittime nei casi di stupro e omicidio, facendo riferimento alla sentenza della stessa Corte nel caso Shatrughna Baban Meshram, in cui erano state esaminate 67 sentenze della Corte Suprema negli ultimi 40 anni.
In queste sentenze, la condanna a morte era stata inflitta dal tribunale o dall'Alta Corte per i presunti reati di cui alle sezioni 376 (stupro) e 302 (omicidio) del Codice Penale Indiano, e in cui l'età delle vittime era inferiore a 16 anni, ha detto la più alta Corte.
"Riguardo questi 67 casi, questa Corte ha affermato la condanna a morte dell'imputato in 15 casi. In tre, ... di questi 15 casi, la condanna a morte è stata commutata in ergastolo da questa Corte nelle istanze di revisione.
“Dei restanti 12 casi, in due casi..., la condanna a morte è stata confermata da questa Corte e le istanze di revisione sono state respinte. Pertanto, ad oggi, la condanna a morte è stata confermata in 12 dei 67 casi in cui i principali reati erano stati presumibilmente commessi ai sensi delle sezioni 376 e 302 dell'IPC e in cui le vittime avevano un'età di circa 16 anni o meno", ha affermato.
In almeno 51 di questi 67 casi le vittime avevano un'età inferiore ai 12 anni, inoltre in tre casi la pena di morte è stata commutata in ergastolo”, ha aggiunto.
“Dai dati di cui sopra risulta che la tenera età della vittima non è stata considerata da questa Corte come unico o sufficiente fattore per comminare una condanna a morte. Se così fosse, allora tutti, o quasi tutti i 67 casi sarebbero culminati con l'imposizione di una sentenza di morte", ha affermato la Corte Suprema.
Facendo riferimento a vari verdetti la Corte Suprema ha affermato che sebbene si tratti di un reato atroce che richiede una condanna, non rientra tra i "più rari tra i rari, tali da richiedere l'eliminazione del colpevole dalla società".
Il governo statale non ha mostrato nulla che dimostri la probabilità che il condannato commetta atti di violenza tali da costituire una continua minaccia per la società, e la sua condotta in prigione è stata descritta come soddisfacente, ha osservato.
«Non c'è dubbio che il ricorrente abbia commesso un abominevole delitto, e per questo riteniamo che l'ergastolo servirà come punizione e penitenza sufficiente per le sue azioni, in assenza di qualsiasi elemento per ritenere che, se lasciato in vita, rappresenti una minaccia grave e seria per la società, inoltre l'ergastolo a nostro avviso scongiurerebbe tale minaccia.
Crediamo che ci sia speranza di riforma e di riabilitazione, per cui l'opzione dell'ergastolo non è certo preclusa e quindi accettabile", ha concluso il collegio.

 

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