INDIA: ALTA CORTE DI DELHI COMMUTA CONDANNE A MORTE IN ERGASTOLO

Chandrakant Jha

28 Gennaio 2016 :

l'Alta Corte di Delhi ha commutato in ergastoli le condanne a morte emesse in due casi identici nei confronti dell’omicida Chandrakant Jha, confermando per lui il carcere a vita in un terzo caso simile. "Confermiamo il giudizio di colpevolezza in tutti e tre i casi. L’imputato viene condannato all’ergastolo senza possibilità di liberazione", hanno detto i giudici Sanjiv Khanna e RK Gauba.
Commutando le due condanne capitali, la Corte ha evidenziato che "non ci sono testimoni oculari". In uno dei tre casi di omicidio, il tribunale di merito il 4 febbraio 2013 ha condannato Jha all’ergastolo senza via d’uscita per aver decapitato la sua vittima e scaricato il corpo vicino al carcere di Tihar, sfidando la polizia a catturarlo.
Jha, nativo di Madhepura nel Bihar, è stato condannato all’ergastolo nel caso relativo all’uccisione di Dilip, il cui corpo senza testa fu trovato presso il carcere di Tihar nel 2007.
Il 5 febbraio 2013, Jha è stato condannato a morte in un caso identico dallo stesso giudice di merito, secondo cui il crimine rientrava tra i casi "più rari tra i rari" e la brutalità commessa dimostrava che l’imputato "non può essere recuperato". Il tribunale ha condannato a morte Jha per aver ucciso il 19enne Upender lasciando il suo corpo senza testa sempre nei pressi del carcere di Tihar nel 2007.
Il 6 febbraio 2013, Jha ha ricevuto la pena di morte in un altro caso di decapitazione da parte del giudice di merito secondo cui l’omicidio è stato commesso in "maniera estremamente brutale, diabolica e rivoltante".
In questo caso, Jha uccise Anil Mandal nel 2006 lasciando il suo corpo fuori dal carcere, dopo aver tagliato testa e arti.
Jha è stato arrestato dalla polizia di Delhi il 25 maggio 2007 a Mianwali Nagar. Era stato in precedenza arrestato nel 1998 in un caso di omicidio, ma era stato assolto per mancanza di prove.
Dopo aver commesso gli omicidi, Jha ha anche sfidato la polizia a prenderlo, scrivendo alcune lettere in cui annunciava simili "doni" ogni 15 giorni.
 

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