07 Aprile 2024 :
Valerio Fioravanti su L’Unità del 6 aprile 2024
La California è quasi per definizione uno dei posti più belli del mondo, ma negli ultimi anni è diventata un “caso di studio”, perché sembra che non ci si viva più tanto bene. È lo stato più popoloso degli USA, 40 milioni di abitanti, e il più ricco. Il suo PIL, da solo, vale quasi il doppio di quello Italiano. Gli eccessi del politicamente corretto e dell’ecologismo stanno creando delle rigidità amministrative che inducono diverse società a trasferirsi in altri Stati.
In un pluripremiato documentario del 2023, Leaving California, The Untold Story (lasciando la California, la storia non raccontata) l’autore, Siyamak Khorrami, si fa portavoce dello sconcerto dell’ampia e influente comunità asiatica, non importa se iraniani (come l’autore), cinesi, indiani, vietnamiti o coreani: tutte popolazioni abituate a lavorare molto e a rispettare la legge, e a far studiare i figli. Oggi, dicono, in California ci sono troppi drogati, troppi barboni, troppa criminalità, e troppi giovani che a scuola “pretendono di essere promossi per il solo fatto di appartenere a minoranze”.
In questa cornice, in cui sembra che la politica di sinistra della California sia “troppo a sinistra”, si inserisce la “quasi abolizione della pena di morte”.
Il 28% di tutti i condannati a morte statunitensi risiede in questo Stato: 625 uomini e 20 donne. Sono così tanti perché lo Stato, tradizionalmente governato dai Democratici, emette sì condanne a morte, ma poi compie pochissime esecuzioni: 6 dal 2000 a oggi.
Anche l’ultimo repubblicano alla guida dello Stato, Arnold Schwarzenegger (sì, lui, quello che oggi fa il testimonial dei supermercati Lidl), governatore dal 2003 al 2011, autorizzò “solo” 3 esecuzioni.
Un nuovo governatore, che molti immaginavano potesse correre al posto di Biden alle elezioni di questo novembre (cosa che non succederà perché pare che dopo Obama gli elettori tendano a non fidarsi più di candidati troppo giovani), sta mantenendo la promessa elettorale di svuotare il braccio della morte a San Quintino (da non confondere con Alcatraz, che si trova su un’isola nella baia di San Francisco, prigione già chiusa dal 1963, oggi meta di turisti).
Attenzione alle parole: non abolire la pena di morte, che sarebbe una presa di posizione troppo netta, a rischio di contraccolpi elettorali, ma “depotenziarla”.
Gavin Newsom, 56 anni, bianco, di bell’aspetto, laureato in scienze politiche, proprietario di una catena di ristoranti, 4 figli, moglie intellettuale femminista, è stato per 7 anni sindaco di San Francisco, per 8 vicegovernatore, e ora governatore. Newsom non farà giustiziare nessuno durante il suo mandato, e vuole sperimentare programmi di riabilitazione anche con i condannati a morte.
Il 25 marzo scorso una piccola folla di giornalisti ha potuto visitare il “death row”, che sarà svuotato entro la fine dell’estate. Così scrive il San Francisco Chronicle: “A San Quentin si respira una sensazione del tutto nuova. La si può percepire come un’elettricità lungo i tetri blocchi di celle che ospitano i peggiori criminali dello Stato. È la speranza. Per la prima volta da quando sono stati condannati a morte e rinchiusi in questa prigione vecchia di 170 anni in attesa dell’esecuzione, questi uomini, e le 20 donne della prigione di Chowchilla, andranno in altre prigioni. Avranno ancora la loro condanna a morte, ma saranno nella popolazione generale, in grado di muoversi di più, di socializzare e di ricevere un’ampia gamma di servizi di riabilitazione ed educazione. Per molti di loro si tratterà della cosa più vicina alla libertà che abbiano provato da decenni.”
Racconta il Chronicle: Nessuno sente l’aria nuova più di David Carpenter, 93 anni, il decano del braccio della morte. “Andare via da qui sarà come essere libero”. “Qui, ogni volta che esco dalla cella devo indossare le catene alla vita. Mi accompagnano ovunque. È come essere sempre in gabbia”. Il suo volto rugoso si è illuminato in un sorriso. “Ogni giorno c’è qualcuno che se ne va, e a noi giunge la voce che sono tutti felici, sarà meraviglioso”, ha detto. “Non vedo l’ora”.
La portavoce di San Quintino, la tenente Guim’Mara Berry, ha guidato il tour dei media con un grande sorriso. “È una sensazione molto diversa qui. Sento che stiamo davvero cercando di portare un livello di fiducia tra il personale e i detenuti che non c’era da decenni. Vogliamo dare uno scopo alle persone. Sarà grandioso, non solo per noi, ma anche per loro, per la loro salute mentale, per tutto”. “Mi hanno sempre insegnato che se tratti le persone con rispetto, questo sarà ricambiato. È quello che stiamo cercando di fare”.
Forse davvero questa di San Quintino è una cosa “troppo di sinistra”, ma meno male che da qualche parte del mondo c’è ancora una sinistra così.