29 Novembre 2022 :
Tre detenuti del braccio della morte di Osaka hanno intentato una causa contro lo Stato il 29 novembre 2022, chiedendo di porre fine alla pratica dell'esecuzione mediante impiccagione, sostenendo che il metodo sia disumano ai sensi delle convenzioni internazionali.
Tutti e tre i detenuti si trovano nell’Istituto di Detenzione di Osaka da oltre 10 anni, due dei quali trascorsi mentre si svolgeva l’appello contro le loro sentenze capitali.
L'avvocato dei tre detenuti, Kyoji Mizutani, ha affermato che la causa ha lo scopo di "evidenziare la realtà della pena capitale" in Giappone e creare un dibattito pubblico sull'opportunità di continuare la pratica.
Il Ministero della Giustizia ha dichiarato di non poter commentare in quanto non ha ricevuto alcuna denuncia.
I detenuti, i cui nomi, età e genere non sono stati resi noti, chiedono anche risarcimenti per 33 milioni di yen (237.000 dollari Usa).
I querelanti affermano che l'impiccagione come unico metodo di esecuzione previsto dal codice penale giapponese sia disumano, provochi un dolore insopportabile e violi le convenzioni internazionali sui diritti umani.
I detenuti hanno anche affermato che vivere nella paura per un lungo periodo di tempo – poiché non sanno quando saranno giustiziati – provochi agonia mentale.
La causa sostiene che il rifiuto da parte del governo di rendere note informazioni quali le complete modalità delle esecuzioni ostacoli il dibattito pubblico sui pro e i contro della pena di morte.