14 Settembre 2021 :
Un giovane tossicodipendente di Al Ain, negli Emirati Arabi Uniti, è stato condannato a morte per aver ucciso suo padre che si era rifiutato di dargli soldi per comprare della droga, secondo quanto riportato dal Khaleej Times il 13 settembre 2021.
Il ragazzo avrebbe colpito il padre 36 volte con un oggetto appuntito, in diverse parti del corpo, provocandone la morte. L'omicidio è avvenuto quest'anno dopo la preghiera di Taraweeh durante il Ramadan.
Il tribunale penale di primo grado di Al Ain ha emesso la condanna a morte riconoscendo l’imputato colpevole di omicidio premeditato. La famiglia della vittima si è rifiutata di perdonare l'assassino in cambio del “prezzo del sangue” e ha insistito per una punizione.
Le indagini della polizia hanno evidenziato che il giovane chiedeva regolarmente soldi a suo padre. A volte suo padre accoglieva la richiesta mentre altre volte la respingeva, sapendo che il figlio avrebbe acquistato sostanze psicoattive.
Testimoni oculari hanno detto alle autorità che l'imputato picchiava suo padre ogni volta che si rifiutava di dargli i soldi. Il giovane, pregiudicato in un caso di abuso di droghe, era stato precedentemente ricoverato in un centro di recupero.
Il giorno dell'omicidio, il ragazzo ha attirato il padre nel cortile di casa con il pretesto di dovergli parlare. "Non appena la vittima si è avvicinata a lui, l'imputato lo ha colpito 36 volte con un oggetto contundente in diverse parti del corpo", hanno detto i pubblici ministeri.
Assistendo all'aggressione dal balcone della sua stanza, il fratello dell'imputato si è precipitato giù, ha messo il padre nella sua auto con l’intenzione di portarlo in ospedale. Tuttavia l'imputato ha fatto schiantare diverse volte la propria auto contro il veicolo del fratello, impedendogli di muoversi.
Il fratello della vittima, anche lui nelle vicinanze, è corso a soccorrere il fratello e lo ha portato in ospedale, tuttavia la vittima è morta.
L’omicida è stato accusato anche di aver deliberatamente danneggiato il veicolo di suo fratello per impedire a suo padre di ricevere un soccorso medico di emergenza, oltre che di aver consumato una sostanza psicoattiva ("Pregabalin").
I pubblici ministeri avevano chiesto che fosse comminata all'imputato la pena massima, ritenendo un'aggravante la circostanza che la vittima fosse suo padre.
Per l'avvocato difensore, il suo cliente ha commesso il crimine sotto l'effetto di droghe e non era consapevole delle sue azioni. L'imputato aveva detto ai pubblici ministeri di non ricordare nessuno dei fatti accaduti.
Una commissione medica che ha esaminato l'imputato ha tuttavia respinto le sue affermazioni, concludendo che l'imputato fosse responsabile delle proprie azioni e affermazioni al momento del crimine.