EMIRATI ARABI: ANNULLATE CONDANNE A MORTE DI 17 INDIANI

08 Luglio 2014 :

diciassette cittadini indiani che erano stati condannati a morte negli Emirati Arabi Uniti nel marzo di quest'anno, hanno ricevuto l’annullamento delle loro condanne ad opera di una corte d’appello. "Sarebbe difficile per questa corte confermare una condanna a morte per ciascuno dei sospetti sulla base di queste evidenze'', ha dichiarato il giudice Abdullah Yousef al Shamsi, sentite le testimonianze di due agenti di polizia presso la Corte d'Appello di Sharjah.
''Ad ogni domanda dell’avvocato hanno risposto: 'Non lo sappiamo', o 'non lo abbiamo'', ha detto il giudice, riportato dal quotidiano ‘National’.
Il giudice ha così annullato le condanne a morte degli indiani, che erano stati condannati per aver ucciso un pakistano, mentre un rappresentante della famiglia della vittima rendeva noto che una compensazione finanziaria sarebbe stata accettata.
C'è stato giubilo tra i banchi degli imputati, quando un traduttore ha comunicato loro la decisione del giudice. Il giudice al Shamsi ha chiesto alle guardie di portarli via e consentire loro di festeggiare nelle celle.  
Gli indiani erano stati giudicati colpevoli a marzo di aver picchiato a morte Misri Nazir Khan e ferito altre tre persone durante una lite legata ad alcool di contrabbando, nella zona industriale Saaja di Sharjah, nel gennaio 2009. L’avvocato di 16 dei 17 indiani ha accolto con favore la sentenza. Un altro avvocato, Hannah al Shahba, ha criticato la mancanza di prove concrete a carico degli imputati. ''Una sentenza di morte per 17 persone è troppo grande senza prove sufficienti,'' ha detto.
''Se questa sentenza non fosse stata rovesciata, avrebbe portato una cattiva reputazione al sistema giudiziario''.
I diciassette indiani si sono rifiutati di pagare il prezzo del sangue, sostenendo di essere innocenti.
Un avvocato degli indiani, la sig.ra Bindu Suresh Chettur, ha detto che "la famiglia del pakistano ha comunicato alla corte di essere pronta ad accettare il prezzo del sangue, ma abbiamo rifiutato perché la giustizia è dalla nostra parte."
 

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