18 Maggio 2021 :
La vicenda di due cittadini nordcoreani che attraverso la Linea di Limite Settentrionale (NLL) erano entrati nella Corea del Sud nel novembre del 2019 è comparsa in materiali educativi pubblicati dal Ministero per la Sicurezza dello Stato della Corea del Nord.
I due uomini, che sono stati giustiziati nella Corea del Nord, erano stati rimpatriati con la forza dal governo sudcoreano poiché ritenuti "odiosi criminali".
Il 14 maggio 2021 una fonte del Daily NK in Corea del Nord ha descritto materiali educativi ideologici recentemente pubblicati e destinati ai lavoratori nordcoreani all'estero.
La pubblicazione descrive casi in cui disertori nordcoreani hanno tentato di fuggire e poi sono stati rimpatriati con la forza. Uno dei casi è quello di due pescatori di polpi che hanno usato una barca di legno per entrare nelle acque sudcoreane, venendo in seguito rimpatriati dal governo di Seoul.
Un "funzionario dell'istruzione" presso il Ministero per la Sicurezza dello Stato (MSS) ha spiegato che “i due pescatori che hanno preso una barca per la pesca del calamaro (in Corea del Nord sia il polpo che il calamaro sono chiamati "calamari") per raggiungere la Corea del Sud sono traditori della nazione."
Il funzionario ha aggiunto che "il governo sudcoreano alla fine ha fatto tornare i [pescatori] in Patria [Corea del Nord]".
Secondo quanto riferito, il funzionario dell'istruzione del Ministero per la Sicurezza dello Stato non ha menzionato i presunti crimini di cui i due pescatori erano accusati e per i quali sono stati successivamente rimpatriati e giustiziati.
La marina sudcoreana ha catturato la barca su cui si trovavano i due uomini che cercavano di fuggire dopo aver presumibilmente ucciso 16 compagni di equipaggio.
Alla fine, il governo sudcoreano ha deciso di deportare i due uomini nella Corea del Nord dopo aver concluso che non potevano essere riconosciuti come rifugiati ai sensi del diritto internazionale in quanto "odiosi criminali" che avevano commesso gravi crimini non politici, incluso l'omicidio.
"Dopo che la marina ha catturato i due [pescatori], hanno espresso il desiderio di disertare, ma [noi] abbiamo deciso di deportarli dopo aver concluso che i loro racconti erano incoerenti e inaffidabili", ha detto all’epoca il ministro per l'Unificazione sudcoreano Kim Yeon-chul. La conclusione del governo sudcoreano sulle intenzioni dei due uomini sembra differire da quella del governo nordcoreano, secondo cui i due hanno effettivamente cercato di scappare in Corea del Sud.
Un insieme di resoconti provenienti da più fonti all'interno della Corea del Nord suggerisce quanto segue: dopo che il governo sudcoreano ha consegnato i due uomini alle autorità nordcoreane a Panmunjom il 7 novembre 2019, queste ultime hanno imprigionato i due in un centro di detenzione del Ministero per la Sicurezza dello Stato a Sariwon, Provincia di North Hwanghae. Secondo quanto riferito, i due uomini sarebbero stati giustiziati meno di due mesi dopo il loro rimpatrio in Corea del Nord.
Una volta finiti nelle mani delle autorità nordcoreane, i due sarebbero stati indagati e torturati per circa cinquanta giorni. Tutte le fonti hanno confermato che le autorità hanno decapitato i due uomini lontano dalla vista dei cittadini.
In passato la Corea del Nord ha accusato i disertori nordcoreani di essere dei "criminali". Le autorità nordcoreane hanno utilizzato queste tattiche contro i disertori impegnati in attività che minacciavano il regime nordcoreano o svelavano segreti delle autorità di Pyongyang nella Corea del Sud o in un altro Paese. In questo modo, le autorità nordcoreane intendono minare la credibilità delle testimonianze dei disertori e fuorviare l’opinione pubblica rispetto alle loro attività.
Nel caso dei due pescatori, invece, il governo sudcoreano li ha consegnati alle autorità nordcoreane senza intraprendere azioni legali di alcun genere. Le autorità di Seoul hanno tenuto i due uomini in custodia per soli cinque giorni ribadendo di aver deciso di rimpatriare i due uomini dopo un'attenta considerazione delle leggi pertinenti.
Il ministro degli Esteri sudcoreano Chung Eui-yong lo scorso 22 aprile ha fatto riferimento al caso del novembre 2019 durante un forum presso il Kwanhun Club.
"Erano criminali così palesemente odiosi - persone che non possiamo assolutamente accettare nella [Corea del Sud]", ha detto. "Alla luce della Costituzione e delle leggi correlate, [abbiamo] concluso che non c'erano problemi nel restituirli alla Corea del Nord".