07 Marzo 2014 :
il controverso processo ad Edward Montour termina con una dichiarazione di colpevolezza ed una condanna all’ergastolo senza condizionale.Il caso ha suscitato clamore nei mesi scorsi perché il padre della vittima, un agente penitenziario, si era battuto perché Montour non venisse condannato a morte. Secondo diversi osservatori, è la prima volta nella storia giudiziaria degli stati Uniti che i parenti di un agente ucciso prendono posizione così chiaramente contro la pena di morte.
Edward Montour, 47 anni, pellerossa/ispanico, venne condannato a morte nel 2003 per aver ucciso Eric Autobee, 23 anni, un agente penitenziario ucciso nell’ottobre 2002.
Montour confessò il fatto dicendo di aver agito per guadagnare il rispetto dei compagni di detenzione. Montour ebbe la condanna a morte annullata nel 2007 perché la condanna a morte era stata decisa direttamente da un giudice, senza una giuria popolare.
Montour nel frattempo ha chiesto di poter ritirare la sua dichiarazione di colpevolezza per sostituirla con un’altra di non-colpevolezza per motivi di insanità mentale, sostenendo che era già insano di mente al tempo del primo arresto, e che la detenzione aveva peggiorato il suo stato. All’epoca Montour stava scontando una condanna per l’uccisione della figlia di 11 settimane, anche se recentemente sono emerse informazioni che potrebbero determinare in una casualità la morte della bambina. Dopo una serie di ricorsi contro questa nuova posizione il nuovo processo contro Montour è iniziato solo a gennaio con le fasi preliminari di selezione di una giuria popolare. Il 6 gennaio 2014 il signor Autobee ha atteso all’esterno del palazzo di giustizia alcune centinaia di persone che erano state convocate per essere eventualmente selezionate come giurati popolari. Con se aveva due cartelli, uno con la foto del figlio, e l’altro con una scritta in cui si rivolgeva al Procuratore distrettuale Brauchler: “Uccidere Montour non migliorerà quel casino che chiamiamo “carceri del Colorado”, ma il denaro che si risparmierebbe rinunciando ad ucciderlo potrebbe aiutare altri agenti e detenuti a non essere uccisi”.
Il 14 febbraio il signor Autobee chiese di testimoniare nel corso del processo, e dire che suo figlio non sarebbe stato d’accordo con una condanna a morte, e che lui stesso, dopo un periodo iniziale, ha cambiato idea, ed è fermamente contrario alla condanna a morte per Montour. I procuratori di solito fanno testimoniare i parenti delle vittime in quello che si chiama “impact statement”, ossia l’impatto emotivo ma soprattutto pratico che l’uccisione della vittima ha avuto sul resto della famiglia. A questa dichiarazione il signor Autobee voleva aggiungere le sue dichiarazioni contro la pena di morte, che però secondo il Procuratore sarebbero state “improprie”. Così ha spiegato alla stampa la sua posizione il signor Autobee: “Molta gente pensa che io lo abbia perdonato, che non lo ritenga responsabile della morte di mio figlio o che non voglio che venga punito. Non è vero. Chi fa queste cose deve essere punito, ma la morte non è la risposta. All’inizio ero favorevole alla condanna a morte, poi ho cambiato idea. Credo sia sbagliato uccidere, e non voglio che nessuno muoia nel nome di mio figlio. Oggi Montour si è dichiarato colpevole di omicidio di 1° grado e, in accordo con la pubblica accusa, è stato condannato all’ergastolo senza condizionale. Si conclude così un caso per molti versi clamoroso, che aveva messo in imbarazzo la pubblica accusa.