07 Gennaio 2021 :
La leader radicale aveva sospeso lo sciopero della fame dopo averlo incontrato, ma Conte si è fidato di Bonafede. Situazione esplosiva
Angela Stella su Il Riformista del 7 gennaio 2021
Dalla mezzanotte di oggi Rita Bernardini, Presidente di Nessuno Tocchi Caino, ha ripreso lo sciopero della fame per tornare a richiamare con più forza l’attenzione sulle carceri. Avkeva interrotto gli altri 35 giorni di digiuno prima di Natale perché il Presidente del Consiglio Conte aveva deciso di incontrarla per discutere delle eventuali ulteriori misure per svuotare le carceri, soprattutto in questo periodo di pandemia.
L'incontro era stato definito «ottimo» dalla Bernardini e lasciava ben sperare in un passo in più rispetto a quanto previsto nei vari dl Ristori: «Pensavo che da quell’incontro - ci dice la radicale - si potesse solo andare avanti. E invece c'è stato un blocco totale», cristallizzato nelle parole del Premier nel suo discorso di fine anno in cui ha detto che «nel complesso, per fortuna, la situazione è sotto controllo per la pandemia». Per Rita Bernardini «è chiaro che Conte si sia accontentato delle rassicurazioni che gli ha trasmesso Bonafede». Il problema all’origine di tutto risiede, secondo l’esponente radicale, nel fatto che «non sono mai entrati in carcere, non ne conoscono profondamente la realtà. Non basta visitare qualche reparto di Regina Coeli per qualche ora. Io non credo che il 23 dicembre Conte e la delegazione che lo ha accompagnato abbiano visitato la sezione dove ci sono i letti a castello a tre piani, o dove manca spesso l’acqua calda perché si rompono gli scaldabagni. Noi quando entriamo in carcere giriamo dappertutto. Loro invece non si rendono conto di nulla». Dunque da poche ore Rita Bernardini è in digiuno, non senza un grande sforzo: «Prima di Natale ero fiduciosa perché effettivamente quell`incontro con Conte mi era sembrato importante nei contenuti. Ora dobbiamo lottare ancora più fermamente». Accanto a lei, in un digiuno a staffetta, ci sono migliaia di detenuti: «Quelli di cui abbiamo le sottoscrizioni all’iniziativa nonviolenta sono circa quattromila. Ma sappiamo che sono molti di più: non ci sono arrivate le firme dal carcere Pagliarelli di Palermo però la direttrice dell’istituto mi ha detto che quasi tutti i reclusi hanno fatto lo sciopero della fame. Stessa cosa nel carcere romano di Rebibbia. Probabilmente molti altri detenuti vorrebbero prendere parte all`iniziativa però, ci dice Bernardini, «credo che quella nota del Nucleo Investigativo Centrale in cui si chiedeva al personale di "controllare la corrispondenza per rinvenire i moduli predisposti per la partecipazione alla protesta" ne abbia scoraggiati tanti. Proprio poco fa mi è arrivato un messaggio vocale della moglie di un detenuto in cui mi diceva che il marito vorrebbe digiunare ma ha paura di possibili ritorsioni. Ciò è davvero sconcertante». Su questa nota del Nic avevamo tentato di conoscere più dettagli, già prima di Natale: avremmo voluto sapere ad esempio se era solo una iniziativa del reparto di Saluzzo.
A tal fine ci siamo rivolti all’ufficio stampa del Ministero della Giustizia e al portavoce di Bonafede ma non abbiamo ricevuto alcun feedback. Se per noi è evidentemente complesso interloquire con chi dovrebbe assolvere il proprio compito di relazioni con la stampa, speriamo invece che Rita Bernardini sia più fortunata nel suo intento: «Conte ha detto che i "problemi più complessivi vanno inquadrati nel confronto con le forze politiche, qualsiasi intervento sistemico non può che passare da una sintesi politica`. Io vorrei quindi capire con chi si può aprire un dialogo. Vorrei incontrare anche Matteo Salvini e Giorgia Meloni». Intanto due giorni fa proprio il Garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasia aveva reso nota la seguente notizia: «È morto nell’ospedale di Rieti, dopo due settimane di ricovero, un detenuto di 66 anni, affetto da Covid: il primo nel 2021, il primo dall`inizio della pandemia nel Lazio, il tredicesimo (in Italia) di questa seconda ondata. In carcere, come nelle Rsa, continuano ad accendersi e spegnersi focolai Covid. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: nelle carceri, come nelle Rsa, bisognerebbe provvedere alle vaccinazioni in via prioritaria».