CARCERE: CORONAVIRUS, CLASS ACTION PROCEDIMENTALE PER IL RISPETTO DELLE MISURE IGIENICO SANITARIE NEL CARCERE DI BARI

13 Aprile 2020 :

L’associazione Nessuno tocchi Caino-Spes contra spem patrocina la class action procedimentale per il rispetto delle misure igienico sanitarie nel carcere di Bari promossa dagli avvocati Luigi Paccione e Alessio Carlucci ed auspica che analoghe azioni siano intraprese per le carceri di altre città.
La class action ha come interlocutori il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Ministro della Giustizia, la Procura della Repubblica di Bari oltre che il Sindaco del Comune di Bari e dell'Area Metropolitana di Bari.
L’azione parte dalla consapevolezza che il sovraffollamento carcerario è un'emergenza permanente nel nostro Paese, ma oggi, in tempo di “Coronavirus”, lo è ancora di più perché gli spazi detentivi disponibili nelle strutture carcerarie non consentono allo Stato di garantire l’applicazione delle norme di sicurezza igienico-sanitaria da lui stesso imposte sull’intero territorio della Repubblica.
Il carcere di Bari può accogliere 299 detenuti, ce ne sono invece 434 secondo le ultime stime aggiornate al 4 marzo 2020 sul sito ufficiale del Ministero della Giustizia.
Tale situazione mette a grave rischio la salute degli operatori penitenziari e dei detenuti e fa vacillare il principio di uguaglianza dei diritti e di non discriminazione previsto dalle carte internazionali dei diritti dell’uomo e dalla Costituzione della Repubblica italiana. Con queste premesse gli avvocati baresi Luigi Paccione e Alessio Carlucci si sono resi promotori di un'iniziativa popolare nei confronti del Governo alla luce del ruolo sociale dell’avvocatura e nell’esercizio del principio di “militanza del sapere giuridico al servizio del bene comune contro possibili torti di massa”.
I due legali hanno trasmesso sabato 11 aprile un atto di significazione e di invito al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro della Giustizia perché il Governo consenta immediatamente “…il rispetto delle ripetute prescrizioni governative in materia di mantenimento, nei contatti sociali, di una distanza interpersonale di almeno un metro, di divieto di assembramento e di effettività delle misure igienico sanitarie a protezione della salute del personale penitenziario e dei detenuti”. 
Gli avvocati Paccione e Carlucci hanno anche invitato il Sindaco di Bari e dell'Area Metropolitana a “verificare tramite i loro Uffici tecnici, di concerto con il Ministero della Giustizia, la sussistenza nelle mura della Casa Circondariale di Bari delle condizioni oggettive atte a garantire ai detenuti e al personale penitenziario l’applicazione concreta della normativa sopra richiamata in materia di distanza di sicurezza interpersonale, di divieto di assembramento e di effettività delle misure di prevenzione igienico sanitarie”.
I due legali, infine, avvertono che “in assenza di adempimento del dovere di assicurare la tutela del diritto alla prevenzione dal contagio da agenti virali trasmissibili all’interno della Casa Circondariale di Bari potrà ritenersi ipotizzabile la fattispecie giuridica del “torto di massa” tale da abilitare gli istanti a promuovere, anche in sostituzione degli Enti locali predetti, ogni rimedio giuridico a livello nazionale e sovranazionale idoneo ad assicurare il ripristino della legalità repubblicana e conseguentemente ad imporre nella detta Casa circondariale l’applicazione concreta, senza alcuna discriminazione, delle carte fondamentali del diritto universale, comunitario e nazionale in tema di egualitaria tutela della salute.

 

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