03 Marzo 2020 :
“There Is No Evil”, un film del regista iraniano dissidente Mohammad Rasoulof, ha vinto il primo premio al Festival internazionale del cinema di Berlino 2020. Il film è composto da 4 episodi che hanno come elemento in comune la pena di morte.
Rasoulof, 48 anni, è uno dei registi più importanti del suo paese, anche se nessuno dei suoi film è stato proiettato in Iran dove sono stati banditi. Nel 2011, l'anno in cui ha vinto due premi a Cannes con il suo "Goodbye" sul tema censura, Rasoulof è stato condannato con il collega regista Jafar Panahi a sei anni di prigione e il divieto di fare film per 20 anni. I due registi erano accusati di “propaganda contro la repubblica islamica”. La sua sentenza è stata successivamente sospesa ed è stato rilasciato su cauzione. Nel 2017 le autorità iraniane hanno confiscato il passaporto di Rasoulof al suo ritorno dal Telluride Film Festival dove era stato proiettato il suo “A Man of Integrity”, sulla corruzione e l'ingiustizia in Iran. Sempre nel 2017 “A Man of Integrity” a Cannes aveva vinto il primo premio nella sezione Un Certain Regard.
Più di recente Rasoulof non è stato autorizzato dalle autorità iraniane a recarsi a Berlino. L’Orso d’Oro è stato ritirato dalla figlia del regista, Baran Rasoulof, che recita nel film. In una intervista telefonica a Variety prima della premiazione Rasoulof ha raccontato di come stia lottando con l'oppressione in corso nel suo paese, e di come le tensioni con Trump stiano peggiorando le cose.
Non solo Rasoulof non ha potuto lasciare l'Iran per ritirare il premio, ma i produttori del film a Berlino hanno sottolineato come tutti coloro coinvolti in questa opera hanno comunque corso un grosso rischio. Tuttavia, "avevamo l'obiettivo comune di inviare un messaggio forte all'attuale situazione nel cinema iraniano. Tutte le persone coinvolte nel progetto avevano precedentemente deciso di non accettare le circostanze esistenti nel Paese e di dire di no a qualcosa che non possono accettare moralmente. Il nostro film è anche una dichiarazione contro la censura". Uno dei produttori ha raccontato alla stampa la genesi del film: "Ha avuto l'idea per questo film quattro mesi fa, ci siamo messi subito al lavoro, perché non sapeva se sarebbe finito in prigione", "Lo sforzo, l'empatia e il rischio corso dal cast e dallo staff ha dato il risultato che avete visto sullo schermo".
A Berlino, durante la conferenza stampa finale, il regista è stato chiamato al cellulare. Comparso in videochiamata, è stato accolto da un caloroso applauso della stampa, ed è riuscito a rilanciare personalmente un messaggio sulla grande questione della responsabilità. Rasoulof ha spiegato che “There Is No Evil” riguarda "le persone che si assumono la responsabilità". "Volevo parlare di persone che allontanano la responsabilità da sé stesse e affermano che la decisione è presa da poteri superiori", ha detto. "Ma possono effettivamente dire di no, e questa è la loro forza."
Il presidente della giuria Jeremy Irons ha affermato che il film mostra "la rete che un regime autoritario tesse tra la gente comune, attirandola verso la disumanità".
There is no evil, che uscirà in Italia distribuito da Satine Film, racconta quattro storie piene di poesia con tanto di Bella ciao cantata in italiano per far capire che questo film sa dove vuole andare. Quattro storie che parlano di pena di morte, repressione, colpa e la capacità di schierarsi. Tutto parte con Heshmat (Ehsan Mirhosseini), marito e padre esemplare, un uomo che ogni moglie e figlia vorrebbero, uno che addirittura fa la tintura ai capelli della sua compagna. Ma alle tre di notte ha la sveglia, e va a fare un orribile lavoro, quello del boia. Anche per Pouya (Kaveh Ahangar) non è diverso. Non può immaginare, lui che è un soldato alle prime armi, di dover dare morte a un altro uomo, ma gli viene detto che deve farlo. Javad (Mohammad Valizadegan) invece è stato militare e ha ucciso. E ha anche ucciso l'uomo sbagliato. Così quando sta per chiedere alla sua amata se vuole sposarlo avrà una triste sorpresa. Protagonista dell'ultima storia Bahram (Mohammad Seddighimehr) un singolare medico impossibilitato a fare il suo lavoro. Per lui, che sta male, un ultimo imprescindibile appuntamento: quello di spiegare alla nipote il perché della sua vita da emarginato.
Nella sala della conferenza stampa finale è arrivata anche la notizia che sui social alcuni iraniani sarebbero stati "felici della vittoria", mentre altri invece hanno affermato che il film sia "politico", secondo quanto ha riferito un giornalista parlando in farsi.
Nella già citata intervista a Variety Rasoulof ha detto che dopo essere stato selezionato per il concorso della Berlinale il suo film ha ricevuto solo un paio di piccole menzioni ... Un giornale conservatore ha detto che Berlino non è un festival così grande, quindi non è un grosso problema. Questo è tutto. Non ho avuto alcuna reazione da parte delle autorità, ma me le aspetto”.
Variety ha insistito su come le tensioni con Trump abbiano un impatto sui registi in Iran. Rasoulof "C'è un contraccolpo conservatore, e il suo impatto sul cinema è molto evidente. Molto recentemente al Fajr Film Festival di Teheran metà dei film presentati sono stati interamente finanziati dal potere, dal governo. Più specificamente, dall'investimento militare che sta dietro questo fondo ... Quindi la comunità cinematografica indipendente sta diventando sempre più piccola. E la pressione che sentono indica che esiste un piano specifico da parte delle forze di sicurezza e militari in Iran per usare il cinema come strumento”.