24 Ottobre 2019 :
Il preside di una scuola religiosa in Bangladesh è tra le 16 persone condannate a morte il 24 ottobre 2019 per l'omicidio di una ragazza che si era rifiutata di ritirare una denuncia per molestie sessuali contro di lui, ha detto il pubblico ministero.Gli omicidi versarono cherosene su Nusrat Jahan, 18 anni, dandole fuoco sul tetto della sua madrasa ad Aprile nel distretto sud-orientale di Feni. Secondo la polizia l'omicidio della studentessa fu eseguito per ordine del preside.
"La sentenza dimostra che nessuno è al di sopra della legge", ha dichiarato il pubblico ministero Hafez Ahmed ai giornalisti dopo il verdetto della corte.
Ha aggiunto che gli avvocati della difesa hanno tentato senza successo di stabilire che Jahan si era suicidata.
L'avvocato della difesa Giasuddin Nannu ha dichiarato che i suoi clienti presenteranno appello presso l’ Alta Corte.
La morte di Jahan suscitò indignazione pubblica e manifestazioni di massa che chiedevano la punizione dei suoi assassini. A marzo la ragazza aveva subito pressioni per ritirare una denuncia alla polizia contro il preside della scuola per tentato stupro, ha detto la sua famiglia.
Il primo ministro Sheikh Hasina aveva incontrato la sua famiglia e aveva promesso di consegnare gli assassini alla giustizia.
"Non posso dimenticarla per un momento. Sento ancora il dolore che ha attraversato", ha detto la madre Shirin Akhtar mentre scoppiava a piangere a casa sua dopo il verdetto.
Il fratello di Jahan, Mahmudul Hasan Noman, ha chiesto che le condanne a morte siano eseguite rapidamente e ha chiesto protezione per la sua famiglia dalle vendette.
“Viviamo nella paura. Siamo stati minacciati anche oggi in aula ”, ha detto Noman.
Il Bangladesh ha visto un drammatico aumento del numero di casi di stupro negli ultimi mesi, con 217 donne e minori stuprati a settembre, il numero più alto in un solo mese dal 2010, secondo un rapporto pubblicato dal Bangladesh Mahila Parishad, un gruppo per i diritti delle donne.
Molti altri casi non vengono denunciati perché le donne temono di essere stigmatizzate. Gli attivisti per i diritti attribuiscono il crescente numero di stupri a una mancanza di consapevolezza, alla cultura dell’impunità, decadenza morale e persone influenti che proteggono i sospetti stupratori per motivi politici.