15 Luglio 2025 :
Il Ministero dell'Interno dell'Arabia Saudita ha annunciato il 13 luglio 2025 l’avvenuta esecuzione di un uomo nella provincia della Mecca, dopo la sua condanna per un secondo reato di traffico di droga.
In un comunicato ufficiale pubblicato dall'Agenzia di Stampa Saudita, il Ministero ha identificato il giustiziato come Mansour bin Saad bin Ayyad Al-Harthy, cittadino saudita.
Era stato condannato per traffico di pillole di anfetamine e hashish.
A seguito di un'indagine, l’uomo era stato incriminato e deferito al tribunale speciale, che ha ritenuto le accuse fondate e lo ha condannato a morte per ta'zir.
Nella legge islamica, ta'zir si riferisce alla punizione per reati a discrezione del giudice (Qadi) o del sovrano.
Il Ministero ha osservato che il verdetto è diventato definitivo dopo l'appello e la conferma da parte della Corte Suprema. Successivamente è stato emesso un ordine reale per l'esecuzione della sentenza capitale.
L'Arabia Saudita è costantemente classificata tra i Paesi che maggiormente praticano la pena di morte.
Sebbene vi sia stata una moratoria di fatto sulle esecuzioni per reati di droga tra gennaio 2021 e novembre 2022, questa è stata bruscamente revocata senza una spiegazione ufficiale. Da allora, organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International e Reprieve hanno segnalato un aumento significativo di tali esecuzioni, con il 2024 che ha registrato un numero record di esecuzioni e il 2025 sulla buona strada per superarlo.
Questi gruppi criticano frequentemente l'Arabia Saudita per il suo ricorso alla pena di morte per reati di droga non violenti, sostenendo che ciò violi lo standard del diritto internazionale sui diritti umani secondo cui la pena capitale dovrebbe essere riservata solo ai "reati più gravi", che riguardano l'omicidio intenzionale.