17 Giugno 2023 :
Un cittadino saudita è stato giustiziato nella regione della Mecca il 15 giugno 2023 dopo essere stato riconosciuto colpevole dell’omicidio di un suo amico, ha dichiarato il ministero dell'Interno in una nota.
Barakat bin Jibreel Al-Kinani era stato condannato a morte nel gennaio 2023, sei settimane dopo aver ucciso Bandar bin Taha Al-Qarhadi, un assistente di volo della Saudi Arabian Airlines.
Il crimine scosse l’opinione pubblica dopo l’ampia diffusione sui social media di un video che mostrava l’omicidio.
Bandar Al-Qarhadi, un assistente di volo di 40 anni di Jeddah e padre di due figli, sarebbe stato ucciso da Barakat Al-Kinani, suo amico d'infanzia e collega, che lo ha ammanettato all'interno della sua auto, cosparso di benzina e dato alle fiamme.
Secondo precedenti resoconti dei media, l'omicidio è avvenuto quando Al-Qarhadi aveva fermato la sua auto sul ciglio della strada nel tentativo di risolvere una disputa di lunga data con Al-Kinani.
L'omicida ha litigato con Al-Qarhaid prima che quest'ultimo si ritrovasse ammanettato al volante, cosparso di benzina e dato alle fiamme.
Sui social media sono circolate riprese video di Bandar Al-Qarhadi che piangeva davanti al suo amico per qualcosa che aveva fatto di sbagliato. Testimoni hanno riferito che Al-Qarhadi sia riuscito a liberarsi in qualche modo e il video riprende lui che urla di dolore chiedendo: "Cosa ho fatto?" e "Sono dolce?"
Al-Qarhadi è stato portato in un ospedale locale dove è deceduto per le gravi ustioni riportate. Taha Al-Qarhadi, padre di Bandar, ha detto al quotidiano Okaz che l’omicidio è avvenuto nel parcheggio del Southern Housing Project a Jeddah.
Ha raccontato che l'omicida avrebbe accompagnato suo figlio Bandar e dormito nella sua casa nel quartiere di Al-Sanabel prima che avesse luogo il crimine.
Parlando ai media locali, Taha ha dichiarato: "Mio figlio Bandar era noto per la sua gentilezza... Lavorava per Saudi Airlines da 20 anni ed era conosciuto solo per la gentilezza e le buone maniere".
Le autorità di sicurezza sono riuscite ad arrestare l'autore del crimine e lo hanno deferito al tribunale competente dopo aver formulato accuse di omicidio, incendio di automobili e abuso di droghe. Il tribunale ha osservato che l'imputato non ha aiutato la vittima che chiedeva aiuto, a dimostrazione del radicamento del suo intento criminale, ha affermato il ministero dell'Interno.
La pena di morte emessa dal tribunale è stata in seguito confermata dalla Corte d'Appello e dalla Corte Suprema, infine è stato emesso un ordine reale per far applicare il verdetto.
Secondo il comunicato del ministero, l’omicida era un tossicodipendente.
Avrebbe inoltre provocato l'incendio di quattro auto che erano parcheggiate nell'area.
Sempre secondo il ministero, tra le cause del crimine c’è anche l’assunzione di metanfetamina da parte dell’omicida.
Il ministero ha sottolineato che le autorità di sicurezza sono state in grado di arrestare l'autore del crimine in un breve lasso di tempo, il che testimonia l'efficienza del sistema di sicurezza nel Paese e che lo Stato non mostra alcuna indulgenza nell'applicazione della Sharia nei confronti dei criminali.