ARABIA SAUDITA: APPELLO AL RE AFFINCHÉ AUTORIZZI ESECUZIONE

16 Maggio 2013 :

la famiglia di un anziano saudita ucciso nella propria abitazione da una cameriera indonesiana ha esortato Re Abdullah affinché approvi rapidamente l’esecuzione della donna, respingendo le richieste di grazia provenienti dall’ambasciata del Paese asiatico. I figli di Saud Al Otaibi hanno detto di aver aspettato già troppo tempo e che il tribunale deve ordinare la decapitazione della cameriera, che è stata condannata a morte 3 anni e mezzo fa.
"Facciamo appello a Re Abdullah e al ministro degli Interni Principe Mohammed bin Abdul Aziz affinché pongano fine a questo ritardo e diano ordine per la rapida esecuzione di questa assassina ... noi non sentiremo alcun sollievo fino a quando la sentenza non sarà eseguita .. non accetteremo niente altro che la giustizia”, ha detto Muneef, figlio della vittima, citato dal quotidiano in lingua araba saudita Sabq.
Secondo il giornale, la cameriera ha aspettato che gli altri membri della famiglia uscissero di casa, ha preso un grosso bastone di legno e ha colpito l’anziano in testa mentre si chinava per pregare, nella sua casa a Taif.
La donna avrebbe poi rubato circa 31.000 riyal in contanti e gioielli del valore di quasi 100.000 riyal. Uscita dalla casa, le fu offerto un passaggio da un uomo saudita, che la portò in una abitazione abbandonata fuori città, violentandola insieme a otto suoi amici.
Gli uomini rubarono poi tutti i suoi soldi portandola a La Mecca, dove fu ospitata da un amico. La polizia in seguito ha arrestato i nove stupratori che a loro volta hanno consentito di rintracciare la donna, che durante gli interrogatori avrebbe confessato l'omicidio, con conseguente condanna a morte emessa dal tribunale. Funzionari dell'ambasciata indonesiana, che erano presenti nella maggior parte delle udienze, hanno cercato più volte di convincere i figli della vittima a perdonare la cameriera in cambio della Diya (prezzo del sangue), ottenendo solo rifiuti. La condanna capitale della cameriera è stata già confermata in appello.
 

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