29 Aprile 2020 :
Nessuno tocchi Caino di fronte alla notizia della detenzione degli avvocati turchi Ebru Timtik e Aytac Uysal, in sciopero della fame rispettivamente da 116 e 84 giorni, esprime la propria solidarietà ai due difensori dei diritti umani e ne chiede l'immediata liberazione, insieme ad altri detenuti politici, invitando a desistere da forme di sciopero della fame ad oltranza che si possono concludere con la morte.
I due avvocati, ormai allo stremo delle forze, si trovano in carcere per aver difeso gli artisti turchi Helin Bolek e Mustafa Kocak, membri della band Grup Yorum.
I due cantanti erano stati arrestati con l'accusa di reati di eversione, per aver esercitato, nei concerti che furono vietati dal 2016, il diritto di espressione con le canzoni che manifestavano il loro dissenso rispetto alla politica governativa di Erdogan. Helin Bolek è morta il 3 aprile scorso nel carcere di Istanbul e la stessa sorte è toccata a Mustafa Kocak il 23 aprile a Sakran: entrambi erano in digiuno da quasi 300 giorni per chiedere la loro scarcerazione, in quanto si erano sempre dichiarati innocenti. Con la stessa accusa di aver commesso reati politici, anche gli avvocati dei due cantanti sono stati incarcerati e sono attualmente in condizioni gravissime, sia fisiche che psicologiche, a causa del digiuno che stanno conducendo per la loro liberazione.
Convinti che lo sciopero della fame sia uno strumento di lotta nonviolenta e di dialogo invitiamo a desistere da forme estreme che possano condurre alla morte. Invitiamo a coltivare la vita per guadagnare soglie di libertà e di democrazia per tutti e ad evitare di usare il corpo come un'arma da scagliare contro l'avversario.
Siamo consapevoli che le condizioni di salute degli avvocati Ebru Timtik e Aytac Uysal si sono nel tempo aggravate e sono divenute incompatibili con quelle detentive. Tanto più che siamo in emergenza COVID19 e il sovraffollamento ancora persiste nonostante la pur apprezzabile amnistia concessa ai detenuti.
Ne chiediamo dunque l'immediata scarcerazione, a tutela della loro salute, insieme a quella dei difensori dei diritti umani e dei detenuti per reati politici che si trovano in carcere per avere espresso il loro dissenso. Per tutti loro chiediamo sia riconosciuto il diritto di manifestazione del pensiero ed esteso il provvedimento di amnistia.