ANCHE IL GHANA ABOLISCE LA PENA DI MORTE

Il presidente del Ghana Nana Akufo-Addo

13 Agosto 2023 :

Sergio D’Elia su L’Unità del 13 agosto 2023

L’Africa è il continente dove la storia millenaria di Caino e Abele ha avuto alla fine del secolo scorso le rappresentazioni più crudeli. Dove il fratricidio all’origine della storia ha conosciuto dimensioni mostruose. Dove il dominio dell’uomo sull’uomo ha preso forma nella schiavitù e nella segregazione razziale. Non un fratello che uccide un fratello, ma milioni di fratelli che uccidono milioni di fratelli. Non un padrone che rende schiavo un altro uomo, ma milioni di padroni e milioni di schiavi. È successo nel 1994 in Ruanda dove in cento giorni di sangue e di follia milioni di hutu hanno sterminato senza pietà a colpi di machete un milione di tutsi. È successo in Sudafrica dove l’oppressione e la segregazione razziale dei bianchi nei confronti dei neri è durata oltre mezzo secolo fin quasi alla soglia del terzo millennio.
L’Africa non è solo terra di genocidi e guerre civili, di persecuzioni e segregazioni razziali. È anche la terra dove l’antico testo può avere un epilogo felice e diventare buona novella. Dove il fratello non viene ucciso per aver ucciso il fratello, ma diventa l’uomo errante che costruisce città e genera nuove discendenze.
Il bello della storia è che il motto visionario “nessuno tocchi Caino” della Genesi e l’imperativo messianico “non giudicare!” del Vangelo, si sono inverati proprio nelle terre dove Caino più ha abitato, più ha ucciso, più ha segregato Abele. È successo in Ruanda, dopo il genocidio del 1994, ed è successo in Sudafrica nel 1995, alla fine dell’apartheid. Laddove per sanare le ferite del passato e per ristorare le vittime di immani violenze, crimini di guerra e contro l’umanità, non sono stati edificati tribunali, non sono state issate forche, ma “corti sull’erba” di giustizia riparativa e commissioni “verità e riconciliazione”. La riparazione e la verità hanno onorato la memoria delle vittime, la riconciliazione ha salvaguardato il futuro del Paese.
L’ultima buona novella giunge dal Ghana, diventato il 29° Paese ad abolire la pena di morte in Africa. Lo aveva annunciato nel novembre scorso il Presidente Nana Akufo-Addo. “Dopo che il Ghana ha consapevolmente deciso di non eseguire le condanne a morte, si dovrebbe fare la cosa logica e abolirla completamente dall’ordinamento, cosa che si sarebbe dovuta compiere da tempo”. Ed è successo. L’opera di misericordia corporale della fine della morte come pena, è stata compiuta nel giro di quarant’otto ore, alla fine di luglio. Il Parlamento del Ghana, prima, ha abolito la pena di morte per tutti i reati ordinari, inclusi omicidio, genocidio, pirateria, contrabbando di oro e diamanti e tentato omicidio in carcere; poi, ha votato per modificare il codice delle forze armate, abolendo anche quella prevista per tutti i reati militari.
La sorte di 170 uomini e 6 donne nel braccio della morte è cambiata da un momento all’altro: dalla condanna a morte alla condanna a vita… che, comunque, è sempre una vita da vivere in cui continuare a sperare contro ogni speranza. Anche perché in Ghana, pur non eseguendo esecuzioni dal 1993, fino a oggi i suoi tribunali hanno continuato a emettere condanne capitali, tant’è che il suo braccio della morte è cresciuto ogni anno.
Nei casi di omicidio, la morte era la pena obbligatoria, non lasciava ai giudici alcuna discrezionalità per imporre una pena minore. Anche l’anno scorso sette persone sono state condannate a morte.
Il campione guida dell’iniziativa è stato il deputato di Madina, Francis Xavier-Sosu. È stato aiutato nell’impresa dall’ONG di azione legale londinese The Death Penalty Project che ha svolto un ruolo fondamentale nel periodo che ha preceduto la riforma dei codici penali e militari.
Anche Nessuno tocchi Caino ha svolto la sua parte nell’abolizione della pena capitale in Ghana. Ricordo quando, nel dicembre del 2010, Elisabetta Zamparutti, Marco Perduca e Matteo Mecacci si recarono ad Accra, la capitale del Paese alle prese con l’organizzazione di una Conferenza nazionale costituzionale.
Fummo coinvolti nel processo di revisione della carta fondamentale. Accadde così che la Relazione conclusiva della Commissione di Revisione Costituzionale divenne un Libro Bianco, che raccomandò di sostituire la pena di morte con l’ergastolo e venne firmato dall’allora Presidente della Repubblica John Evans Atta Mills.
Il viaggio della speranza di Nessuno tocchi Caino dalla violenza alla guarigione, dalla guerra civile alla riconciliazione civile, ha attraversato in questi anni anche il continente nero. Così, il racconto di una storia di Caino e Abele di segno diverso, di conversione da una giustizia che punisce e separa a una che unisce e ripara, ha finalmente portato il Ghana all’abolizione della pena di morte, l’ultimo relitto dell’era coloniale.

 

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