23 Gennaio 2022 :
Umberto Baccolo* su Il Riformista del 21 gennaio 2022
La storia radicale insegna che per le battaglie importanti si possono – e a volte si devono – avere anche i compagni di viaggio più inaspettati, che è fondamentale non avere pregiudizi verso nessuno e che le lotte sul carcere si fanno per e con tutti i detenuti indifferentemente dal loro livello sociale o colore politico. Per questo, la mia sorpresa è stata relativa quando alcuni giorni fa ho ricevuto una chiamata dell’avvocato Nicola Trisciuoglio, che già aveva aderito nel recente passato a iniziative di Nessuno tocchi Caino, che mi annunciava la decisione di suoi assistiti, tra cui Roberto Fiore, Giuliano Castellino, Luigi Aronica e Salvatore Lubrano, quindi i vertici della famigerata Forza Nuova, e di oltre cento detenuti comuni di Poggioreale, in particolare del padiglione Firenze, di iniziare uno sciopero della fame a sostegno dello sciopero del nostro Presidente Rita Bernardini e della proposta di legge del deputato di Italia Viva Roberto Giachetti a favore della liberazione anticipata speciale come prima misura d’emergenza volta ad alleviare l’insostenibile carico di sofferenza che il sovraffollamento carcerario sta imponendo sulla comunità penitenziaria, non solo dei detenuti, ma anche dei “detenenti”.
Mi ha fatto piacere sentire da Trisciuoglio che Fiore abbia pregato tutti i simpatizzanti di Forza Nuova di abbandonare qualsiasi azione di piazza, per combattere solo sul terreno giuridico. Ottimo che la leadership di un partito così controverso abbia dato indicazioni chiare nel segno del diritto e della nonviolenza e che Fiore e gli altri abbiano dichiarato di aderire allo sciopero di Rita a livello personale, da comuni detenuti e non come politici. “Le bandiere sono ammainate”, comunicano. Nessuna strumentalizzazione politica è cercata o possibile, vogliono solo lottare per la salute e il bene dei detenuti, perché il vivere sulla loro pelle, nelle celle di Poggioreale, la drammaticità di quelle condizioni inumane e degradanti, ha prodotto un cambiamento del loro modo di pensare, di sentire e di agire. Proprio per questo hanno fatto pervenire a Rita Bernardini l’invito ad andare a Poggioreale, a visitare tutti i detenuti, per ascoltare il grido disperato di chi “vive” in quel carcere-lazzaretto, riponendo solo in lei le loro speranze.
In una situazione che già era esplosiva per il sovraffollamento e per tante incurie e carenze strutturali, Poggioreale è davvero un carcere-lazzaretto perché oggi ci sono 143 detenuti contagiati, ammassati tutti insieme nelle celle, più uno ricoverato al Cotugno, a cui vanno aggiunti 251 positivi tra gli agenti di polizia penitenziaria operativi in Campania. In una tale situazione, i leader di un partito che più lontano da noi non può essere, hanno deciso di rinunciare al loro status politico e, in veste e con l’umiltà di detenuti comuni, affidarsi alla donna simbolo di tante lotte per il rispetto della Costituzione, accompagnarla in una battaglia nonviolenta condotta secondo regole pannelliane. Accogliendo la loro istanza, oggi, i massimi responsabili di Nessuno tocchi Caino Rita Bernardini, Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti, insieme a Doriana Vriale e agli avvocati Vincenzo Improta e Alessandro Gargiulo, saranno a Poggioreale per una visita autorizzata dal DAP, che va ringraziato per la sua attenzione e la sensibilità dimostrate nonostante i problemi di gestione legati alla pandemia, al sovraffollamento e al breve preavviso.
Nel corso della visita ai detenuti all’interno, fuori da Poggioreale le loro famiglie hanno organizzato un sit-in assieme al garante dei detenuti napoletano Pietro Ioia e a quello campano Samuele Ciambriello, che mi segnala che la staffetta del digiuno a sostegno di Rita è stata appena raccolta da 283 detenuti del carcere di Avellino. Ai forzanovisti detenuti l’avvocato Trisciuoglio chiederà anche di prendere, come lui ha già fatto, la tessera di Nessuno tocchi Caino. Un gesto simbolico, ma importante per far capire che i tempi dell’odio e della contrapposizione possono anche tramontare. Noi non abbiamo mai nutrito inimicizie e preclusioni, perché il nome “Nessuno tocchi Caino” che ci identifica è anche il nostro motto. Vale, quindi, anche per quelli di Forza Nuova, che oggi incontreremo, come detenuti comuni ed esseri umani, insieme a tanti altri detenuti senza nome e di tutti i colori di cui nessuno parla e si cura, nel luogo dove sofferenza e disumanità tormentano
tutti e tutti accomunano.
* Consiglio direttivo di Nessuno tocchi Caino