Relazione di Elisabetta Zamparutti al V° Congresso di Nessuno tocchi Caino

24 Dicembre 2013 :

Padova, 19 e 20 dicembre 2013
 
Questa mia relazione darà conto dei fatti più salienti accaduti in termini di finanziamenti tra il Congresso di Padova del 2009 e quello che si apre oggi, sempre a Padova.
A questo congresso arriviamo con: 900 iscritti, in calo di circa 100 rispetto al 2009, quando furono 1040 e di circa 300 rispetto al 2012 quando furono 1226, il secondo numero più alto di iscritti a Nessuno tocchi Caino se si esclude il 1997 quando furono 1270, una cinquantina in più.
Va detto che l’importante risultato in termini di iscrizioni conseguito l’anno scorso è stato il frutto di un anno intero dedicato alle iscrizioni in vista di un Congresso che volevamo fare e per il quale ci eravamo posti l’obiettivo di almeno 1500 iscritti. Un Congresso che però rinviammo di comune accordo con il Partito Radicale nella prospettiva di organizzarlo come una sessione nell’ambito del Congresso del Partito Radicale.
Quest’anno abbiamo deciso di tenerlo comunque alla luce di una lotta condotta con straordinaria intensità di azione e rilevanza di risultati ottenuti, a partire dal messaggio del Presidente della Repubblica su carceri e giustizia, come contributo a questo impegno che vedrà nei prossimi giorni anche la tenuta della Marcia di Natale a Roma da S. Pietro a Palazzo Chigi.
Le 900 iscrizioni del 2013, a cui vanno aggiunti 35 contribuenti, hanno prodotto un autofinanziamento di 60.000 euro logicamente in calo rispetto al 2009 quando fu di 103.091 euro e rispetto al 2012 quando fu di 127.921 euro.
Ad incidere in maniera così rilevante sulla riduzione della somma complessiva vi è il minor apporto proveniente dalla campagna di Nessuno tocchi Caino rivolta a Comuni, Provincie e Regioni che, per i ben noti problemi economici e finanziari, ha visto le relative entrate scendere dai 36.900 euro del 2009 e dai 34.460 del 2012 ai 5.100 euro di quest’anno, quindi circa 30.000 euro in meno.
Non incide sulla somma complessiva dell’autofinanziamento ma solo sul numero degli iscritti quella riduzione che si è registrata nell’area radicale rispetto alle iscrizioni cosiddette a pacchetto che nel 2009 erano 564, nel 2012 464 e quest’anno sono 373. Ma cosa sono le iscrizioni a pacchetto si chiederanno alcuni di voi?
Le iscrizioni a pacchetto sono quella grande novità introdotta per decisione dei soggetti dell’area radicale nel 2006 di proporre l’iscrizione a tutti i soggetti della galassia radicale con una somma (590 euro) equivalente a poco più della metà del costo di iscrizione a tutti i singoli soggetti dell’area (circa 1.000 euro). Una decisione che ebbe un duplice merito, da un lato quello di portare al raddoppio del numero degli iscritti per certi soggetti dell’area in un momento particolarmente critico da questo punto di vista e dall’altro di contribuire a quelle spese come l’uso dei locali e dei servizi dal telefono al fax che il Partito radicale ci mette a disposizione, in virtù della decisione di destinare l’intera iscrizione a pacchetto alle spese di struttura.
E rispetto ai rapporti con gli altri soggetti dell’area radicale ed al Partito Radicale in particolare, da sempre teorizziamo la necessità di un ampliamento e di una diversificazione degli iscritti a NtC rispetto a quelli di altri soggetti dell’area radicale, questo per far fronte ai maggiori impegni a cui siamo chiamati dopo l’approvazione della risoluzione pro moratoria. E questo obiettivo di ampliamento e diversificazione, abbiamo detto deve valere tanto per l’Italia quanto per altri paesi.
E se nel 2009 i nuovi nominativi che abbiamo fatto acquisire all’archivio rappresentavano il 10%, nel 2012 sono stati il 20% e quest’anno sono circa l’7%.
Mi sembra questo un risultato di cui tenere conto anche per capire da dove e come possono arrivare questi nuovi apporti.
Voglio innanzitutto ringraziare gli oltre 150 mojaheddin del popolo iraniano che si sono iscritti per la prima volta l’anno scorso, rinnovando l’iscrizione anche quest’anno a Nessuno tocchi Caino in nome di una lotta per la democrazia e contro la pena di morte in quel Paese, l’Iran, che continua a rappresentare il peggior esempio al mondo di ricorso alla pena di morte rispetto al quale neanche il nuovo Iran di Rouani ha marcato una differenza. Ma poi c’è la battaglia per l’abolizione della morte per pena che ha portato ad esempio 45 dei detenuti di questo carcere ad iscriversi quest’anno, e voglio in particolare ringraziare Fabrizio Pilotto che ha deciso di regalare 10 iscrizioni grazie ad un contributo messo a disposizione di NtC, mentre l’anno corso sono state decine le iscrizioni dal carcere ad esempio di Lecce. Segni entrambi dell’importanza dell’impegno e della lotta politica come strumento di rafforzamento associativo.
Come però potete vedere dal bilancio consuntivo in distribuzione, Nessuno tocchi Caino chiude il 2013 con un avanzo di circa 70mila euro che si spiega, al di là dei segni meno che ho fin qui elencato, in virtù di quei progetti che abbiamo avuto grazie al Governo Svizzero che ha voluto sostenere con 50.000 euro la pubblicazione del Rapporto 2013 di Nessuno tocchi Caino sulla pena di morte nel mondo, come analogamente ha fatto, con 40.000 euro, il Governo italiano ed in particolare al Ministro Terzi e poi grazie al contributo del Governo norvegese che sta finanziando un progetto di circa 90.000 euro per la realizzazione di una importante conferenza in Sierra Leone dove riuniremo i paesi dell’Africa occidentale il prossimo mese di gennaio. A questi progetti va poi aggiunto il contributo di 20.000 euro della Fondazione Veronesi, che però riscuoteremo il prossimo anno, per la ricerca sulla pena di morte nel mondo che quotidianamente svolgiamo ai fini della pubblicazione del Rapporto e della nostra newsletter quotidiana e settimanale curata con straordinaria dedizione da Alessandro Barchiesi.
Quanto al 5x1000, di cui possiamo usufruire grazie al riconoscimento ottenuto nel 2005 da parte del Ministero degli Esteri come ONG abilitata a progetti di cooperazione allo sviluppo, intendendosi il nostro uno sviluppo legato alla promozione dello stato di diritto e all’affermazione dei diritti umani, l’entità è di circa 13.000 euro l’anno. Non è una grande cifra ma per competere in maniera più incisiva occorrono investimenti sulla comunicazione rispetto ai quali non abbiamo risorse.
E’ invece la via dei progetti rivolti a Fondazioni e Governi che abbiamo deciso di perseguire, in aggiunta a quella imprescindibile delle iscrizioni individuali, che proseguiremo anche per il prossimo anno. Questo in particolare dopo la decisione nel 2011 dell’Unione europea di rigettare un nostro importante progetto a sostegno da un lato della risoluzione pro-moratoria e dall’altro della formazione sul tema della pena di morte di quei soggetti preposti all’informazione dell’opinione pubblica (quindi sondaggisti, giornalisti etc) in Paesi del Nord Africa, del Medio Oriente oltre che del sud-est asiatico.
Ed è interessante guardare alla griglia di valutazione del progetto dove tutte le varie voci riportavano un voto sempre superiore o uguale alla media, salvo l’ultima dove il voto era insufficiente in modo da far abbassare la media ed impedire per soli 2 voti di raggiungere quel 30 in base al quale il progetto sarebbe stato preso in considerazione.
Ora ci saranno tutte le commissioni di esperti a garanzia di non ingerenze nella scelta dei progetti ma che la decisione di cosa finanziare e cosa no sia in realtà tutta politica lo dimostra chi poi ha preso quei fondi. E li hanno presi quei soggetti come ad esempio la Coalizione mondiale contro la pena di morte, destinataria di oltre un milione di euro, che sono la garanzia a che non vi sia nessuna accelerazione o scontro politico sul tema della pena di morte. Non è un caso che la linea che stanno esprimendo in vista della prossimo voto sulla risoluzione per la moratoria universale sia quello di spostare da due anni a tre il dibattito sulla pena di morte in Assemblea generale oppure che il testo non vada rafforzato perché comprometterebbe la conferma o l’acquisizione di nuovi voti a favore questo mentre abbiamo visto come la risoluzione approvata nel 2012 sia non solo più forte nei contenuti (sotto il profilo della richiesta rivolta ai governi mantenitori di una maggior trasparenza sui dati sulle condanne a morte e sulle esecuzioni) ma abbia anche avuto un numero record di voti a favore.
E se numero record di voti a favore vi è stato, è stato grazie esclusivamente alle missioni che Nessuno tocchi Caino ed il Partito Radicale hanno potuto fare grazie al contributo di, udite bene udite bene, 40.000 euro che ci dette il Ministro Terzi per recarci, come ha ricordato Sergio d’Elia, in Repubblica centrafricana, Sierra Leone e Chad per convincerli a passare da un voto di astensione a un voto a favore come di fatto avvenne. 40 mila euro per acquisire quei fondamentali tre voti a favore a fronte dei milioni di euro dati dall’UE ad altri soggetti per fare una lobby che non ha portato un voto in più alla risoluzione.
Allora a questo punto voglio fare una riflessione non solo di valutazione e di rilancio dei risultati politici ottenuti ma anche sul modo in cui li si sono raggiunti, vale a dire con che forma organizzativa.
Sergio d’Elia ha ricordato come, dalla fondazione di Nessuno tocchi Caino ad oggi, ben 63 dei 97 Paesi membri dell’ONU allora mantenitori della pena di morte hanno smesso di praticarla, 20 dei quali lo han fatto dal 2006 vale a dire dopo il rilancio dell’iniziativa al Palazzo di vetro.
Questi sono indiscutibilmente dei successi che hanno contribuito a ridurre nel mondo, ogni anno e per gli ultimi quindici anni, centinaia se non migliaia di fucilati, di impiccati, di decapitati e di lapidati secondo quella concezione, la nostra, per cui l’abolizione della pena di morte va di pari passo con il rafforzamento dello stato di diritto.
Ma penso che il valore di questi risultati assuma una diversa e ancor maggior rilevanza se si considera che Nessuno tocchi Caino nell’ultimo anno ha potuto contare su non più di 5 persone impegnate a tempo pieno.
Si conferma quindi quanto dissi la volta scorsa qui a Padova sul rapporto costi-benefici della nostra associazione da cui emerge uno straordinario valore "produttivo" della nostra "società per azioni" dove l’azione che si acquista è la tessera di iscritto annuale e che, come avviene nel mercato, per teoria e prassi liberale, libertaria e federalista include la possibilità della doppia, tripla, quadrupla tessera perché, per noi, l’individualità di ciascuno non deve essere prerogativa, monopolio di una sola ed esclusiva associazione politica, ma può e deve potersi esprimere anche in forme e luoghi altri da noi.
E’ così che si spiega come i 21 parlamentari italiani iscritti quest’anno 2013, ma sono stati oltre 252 dalla fondazione ad oggi, includano persone di tutti gli schieramenti politici ed anche componenti di Governo.
E’ così che si spiega come nostri progetti siano stati negli anni finanziati da Governi di vari colori, tanto di destra quanto di sinistra, tanto in Italia quanto all’estero.
Noi non abbiamo preclusioni nei confronti di nessuno, persona fisica o giuridica che sia, perché l’unico criterio che conta e che riguarda sempre più chi si avvicina a noi, che noi, è la condivisione dell’obiettivo, non di un valore o di valori.
In altre parole, quello stato di diritto liberale in cui i diritti umani, a partire da quello a non essere giustiziati per mano dello Stato, possono trovare lo spazio e le condizioni per affermarsi e svilupparsi deve vivere innanzitutto nella nostra forma associativa.
Perché è poi questo che ci permette di essere credibili nel condurre una battaglia transnazionale per rafforzare i diritti umani: la convinzione che vada superato il concetto di Stato nazione secondo il quale l’individuo appartiene allo Stato al punto che questo può disporre della sua vita, quella fisica con la pena di morte, quella civile con l’ergastolo a partire dal superamento di quelle forme associative che ne sono espressione e conseguenza e che sono appunto “esclusive” ed escludenti altre tessere e lealtà associative.
Quanto invece al bilancio di previsione per il 2014, voglio dire che continueremo ad essere impegnati nel continente africano con missioni e conferenze in particolare a sostegno della prossima risoluzione ONU e per contenere quei passi indietro di cui ha parlato Sergio d’Elia. Ma volgeremo anche il nostro sguardo ad oriente in particolare in Cina a partire dalla traduzione in cinese del nostro Rapporto sulla pena di morte nel mondo, attività queste per le quali abbiamo previsto la collaborazione a progetto di cinque persone.
Faremo fronte alle spese con una rinnovata richiesta di contributi al Governo italiano e Svizzero cercando però di coinvolgerne anche altri come la Svezia o il Regno Unito.
Se poi teniamo conto dell’impegno che il pianeta richiede non solo in Africa ma in quelle zone d’ombra in cui ancora si pratica la pena di morte e l’impegno che richiede il pianeta carcere in Italia, allora è evidente che occorrono risorse anche per queste attività
Questo significa, come ho già detto, un maggior impegno sulle iscrizioni soprattutto a fronte delle minori entrate dalle amministrazioni locali e comunque sull’autofinanziamento.
Quindi in vista dello svolgimento del Congresso il mio invito è a riflettere su una campagna straordinaria di raccolta fondi, attraverso l’autofinanziamento con l’obiettivo di almeno 1500 iscritti all’anno oltre che alla presentazione di progetti a fondazioni e governi, volta a sostenere iniziative sia in quei Paesi, a partire dall’Africa, che negli anni più recenti hanno compiuto passi significativi verso l’abolizione della pena di morte sia in quei Paesi che nell’ultimo anno hanno fatto passi indietro sulla via dell’abolizione, a partire da quelli democratici come Giappone, Taiwan, Botswana, India e Indonesia.