TUNISIA: CONFERENZA SULLA PENA DI MORTE IN TEMPO DI GUERRA AL TERRORISMO

Laura Harth interviene alla Conferenza

21 Settembre 2017 :

La conferenza sulla pena di morte in tempo di guerra al terrorismo che si è conclusa a Tunisi è stata unanime nel ritenere che la pena di morte non contiene né risolve il problema del terrorismo.
All'evento, organizzato dall'Istituto Arabo per i Diritti Umani con Nessuno tocchi Caino nell'ambito di un progetto sostenuto dall'Unione europea, sono intervenuti diversi parlamentari, avvocati, intellettuali e militanti dei diritti umani.
Per Elisabetta Zamparutti, tesoriera di Nessuno tocchi Caino, che ha aperto i lavori, la battaglia per l'abolizione della pena di morte va contestualizzata in quella per l'affermazione dello Stato di Diritto tenuto conto che il  99 per cento delle esecuzioni si concentra nei Paesi autoritari. Laura Harth, del Consiglio direttivo ha ricordato che i primatisti mondiali l'anno scorso sono stati la Cina, l'Iran e l'Arabia Saudita.
L'avvocato Roberto Giovene di Girasole, presente per conto del Consiglio Nazionale Forense, ha sottolineato il ruolo che gli avvocati hanno avuto nella storia della Tunisia manifestando la volontà di affiancare il progetto.
Il progetto riguarda azioni di formazione ed informazione sugli standard internazionali sulla pena di morte ed il giusto processo rivolte all'opinione pubblica, parlamentari, magistrati, avvocati e giornalisti. Il documento conclusivo ha salutato la partecipazione all'evento del personale dell'amministrazione penitenziaria e condiviso le attività del progetto. Durante l'incontro è emerso che  vi sono 77 condannati a morte nel braccio della morte della Tunisia con un'escalation di condanne capitali dal 2011 in poi che ha raggiunto il record di 44 condanne a morte nel 2016. Quarantacinque sono i crimini capitali estesi anche al terrorismo con la legge del 2015.
Il presidente dell'Istituto arabo per i diritti umani, Abdelbasset Ben Hassan, ha sottolineato "la fragilità della cultura dei diritti umani in Tunisia". Per lui,  "la pena di morte è il risultato di una filosofia della pena che si è evoluto dal Medio Evo", ed  il terrorismo non può essere affrontato utilizzando "la via più facile".
Per Chokri Latif, presidente della Coalizione tunisina contro la pena di morte, il terrorismo è diventato un fenomeno globale che colpisce non solo i paesi arabi e islamici, ma anche le grandi capitali occidentali.
"Il fenomeno del terrorismo è diventato un pretesto per il bullismo verso i diritti umani e per mettere in discussione la democrazia emergente in alcuni paesi arabi", ha aggiunto. Ha detto che "la pena di morte contro i terroristi è una ricompensa nei loro occhi, perché ciò che aspirano è la morte".
Nel frattempo, la parlamentare Leila Hamrouni, coordinatrice della rete dei parlamentari per l'abolizione della pena di morte, ha sostenuto che "lo Stato moderno deve proteggere i suoi cittadini, anche i peggiori e la pena di morte non è una soluzione per mitigare il terrorismo".
Più realisticamente, la parlamentare Bochra Belhaj Hamida ha osservato che "l'abolizione della pena di morte è impossibile oggi in Tunisia, ma possiamo limitare i verdetti di pena di morte o introdurre una moratoria" nell'esecuzione delle condanne a morte.

 

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