09 Febbraio 2021 :
Il cittadino israeliano Yigal Makhlouf, che si trova in carcere in Thailandia, sarà presto trasferito in Israele e poi rilasciato entro pochi mesi, dopo una lunga battaglia legale presso la Corte Suprema israeliana condotta dall'avv. Nechama Tzivin, ha reso noto la Jewish Press il 7 febbraio 2021.
Makhlouf era stato condannato a morte in Thailandia 13 anni fa dopo essere stato riconosciuto colpevole di traffico di pillole di ecstasy. Dopo aver trascorso nove anni nel braccio della morte, con due palle di ferro legate ai piedi, la sua condanna a morte è stata commutata in 50 anni di carcere.
L'avvocato Mordechai Tzivin (marito dell'avv. Nechama Tzivin) ha visitato il detenuto israeliano in prigione e ha verificato personalmente le sue condizioni di detenzione.
I media israeliani hanno riferito che Makhlouf sarà rilasciato poco dopo il suo ritorno nello Stato ebraico poiché, secondo il codice penale israeliano, la pena massima per il traffico di droga è di 20 anni e di solito la pena viene ridotta di un terzo per buona condotta.
Negli ultimi otto anni, l’avv. Nechama Tzivin ha intrapreso una battaglia legale per conto del suo cliente contro l'ex ministro della Giustizia Ayelet Shaked e l'ex ministro della Pubblica Sicurezza Gilad Erdan, che ha raggiunto la Corte Suprema israeliana (Bagatz).
I ministri si erano rifiutati di trasferire Makhlouf in Israele per scontare il resto della pena, una procedura comune nei casi di prigionieri israeliani all'estero, sostenendo che l’uomo rappresentasse una minaccia per la società.
I giudici della Corte Suprema hanno accolto la petizione dell’avv. Nechama Tzivin affinché il suo cliente fosse trasferito in Israele per motivi umanitari e hanno riconosciuto che le informazioni fornite nel caso dalle autorità israeliane sono vecchie e irrilevanti.
La Tzivin ha detto di essere felice che la Corte Suprema le abbia dato ragione e che dopo una sofferenza indescrivibile in un carcere duro, il suo cliente potrà tornare dalla propria famiglia.
"Non ci dovrebbe essere alcun timore, qui o all'estero, nel dare battaglia legale contro le decisioni del governo relative ai diritti umani o alla corruzione del governo", ha detto la Tzivin. "Tuttavia, è importante non arrendersi lungo la strada dopo tutte le difficoltà che il sistema pone, come in questo caso".