TEXAS (USA): VERDETTO DI COLPEVOLEZZA ANNULLATO

Alfred Dewayne Brown

10 Novembre 2014 :

la Corte d’appello di stato del Texas ha annullato il verdetto di colpevolezza di Alfred Dewayne Brown, 32 anni, nero.
Brown era stato condannato a morte nella Harris County il 25 ottobre 2005 con l’accusa di aver partecipato ad una rapina nel corso della quale, il 3 aprile 2003, erano rimaste uccise 2 persone, il poliziotto Charles R. Clark, 45 anni, e la commessa di un negozio, Alfredia Jones, 27 anni. All’epoca del processo Brown sosteneva di essere stato a casa con la fidanzata, e di aver fatto una telefonata. Il tabulato di questa telefonata è stato ritrovato solo un anno fa, a casa di un detective della squadra omicidi che si preparava a traslocare. Dopo il ritrovamento del tabulato lo stesso giudice che aveva condannato Brown aveva sollecitato la corte d’appello a rivedere rapidamente il caso. La corte d’appello ha accolto questo che in gergo si chiama “Brady case”, ossia il comportamento omissivo da parte della pubblica accusa che secondo la legge dovrebbe passare alla difesa anche le eventuali notizie positive riscontrate durante l’indagine. L’attuale procuratore della Harris County, Devon Anderson, ha dichiarato che si è trattato di un errore, non di un atto intenzionale, e di non aver ancora deciso se tentare di ripetere il processo o cercare un accordo con l’imputato. Brown è stato aiutato da Anthony Graves, scarcerato il 27 ottobre 2010 dopo aver trascorso 18 anni nel braccio della morte. Graves ha aiutato Brown a ricontattare la ex fidanzata per verificare i tempi dell’alibi di cui la pubblica accusa sosteneva non esistessero riscontri, ed ha sensibilizzato i cronisti del Houston Chronicle. Anche nel caso di Graves era stato il procuratore a nascondere elementi favorevoli alla difesa, e nel gennaio 2014 ha avviato un’azione legale chiedendo che all’allora procuratore, oggi avvocato, venga ritirata la licenza professionale.
Graves, che oggi ha 48 anni, ha dichiarato: “Se questi errori non ci rendono consapevoli del modo approssimativo con cui mandiamo la gente a morire, allora dovremmo vergognarci. Vergogna su di noi se non miglioriamo il nostro sistema giudiziario. Ancora oggi il sistema non fornisce garanzie sufficienti che cose del genere non possano accadere di nuovo”.
 

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