25 Maggio 2021 :
Un tribunale sudanese il 24 maggio 2021 ha condannato a morte un paramilitare per l’omicidio di un manifestante avvenuto nel corso di un attacco a un campo di protesta a Khartoum, due anni fa.
Il tribunale ha stabilito che Youssef Mohieldin al-Fiky, maggiore delle Forze paramilitari di Supporto Rapido, abbia investito un manifestante con la sua auto mentre le forze di sicurezza disperdevano un sit-in fuori dal quartier generale militare.
Il manifestante, Hanafy Abdel-Shakour, fu una delle oltre 120 persone uccise nel giugno 2019 durante la repressione dei manifestanti nella capitale e in altre località del Sudan. Due mesi prima, i militari avevano estromesso l'allora presidente Omar al-Bashir nel mezzo di una rivolta contro il suo governo autocratico durato quasi tre decenni.
Al-Fiky avrebbe lanciato la sua auto contro il 22enne Abdel-Shakour, a Omdurman, una città adiacente a Khartoum, secondo l'agenzia di stampa statale SUNA.
Il processo era iniziato nel luglio 2020, presso l'Istituto di Scienze Giuridiche e Legali di Khartoum.
I giudici hanno tenuto 26 udienze prima di emettere la sentenza il 24 maggio.
Il verdetto può essere impugnato davanti a un tribunale di ordine superiore.
I video diffusi sui social media mostrano decine di persone al di fuori del tribunale che hanno applaudito la sentenza. Anche la famiglia di Abdel-Shakour è stata vista abbracciarsi e pregare.
Dopo la cacciata di al-Bashir, il Sudan ha intrapreso un fragile cammino verso la democrazia ed è guidato da un governo congiunto militare-civile.
Lo scioglimento violento del sit-in nel 2019 è stato un punto di svolta in quelli che fino ad allora erano stati i rapporti tra militari e manifestanti.
Questi ultimi avevano chiesto un'indagine internazionale sull’attacco, ma un accordo mediato dall'Unione Africana nell'agosto 2019 tra generali e manifestanti ha stabilito che una commissione locale avrebbe indagato. La commissione, tuttavia, ha ripetutamente mancato i termini per la presentazione delle sue conclusioni, facendo infuriare le famiglie delle vittime e i gruppi di protesta.
I manifestanti hanno accusato le forze paramilitari di guidare la repressione.
La Forza paramilitare è nata dalle famigerate milizie janjaweed implicate nel conflitto del Darfur e ora fa parte dell'esercito.
Un procuratore sostenuto dai militari ha dichiarato nel 2019 che otto ufficiali, tra cui un generale maggiore, sono stati accusati di crimini contro l'umanità commessi durante la repressione. Ma da allora non si è più saputo di alcun processo o condanna.