09 Aprile 2006 :
il Governo ruandese sta valutando l’ipotesi di attribuire alle corti locali tradizionali il potere di emettere condanne a morte nei confronti di imputati per il genocidio del 1994.Lo riporta il sito Telegraph.co.uk, aggiungendo che il provvedimento governativo potrebbe consentire a queste corti di processare anche imputati di “prima categoria”, comprendente persone implicate nella pianificazione del genocidio. Una decisione finale da parte del Governo è attesa in tempi brevi.
Tanto il Belgio, ex potenza colonizzatrice, quanto altri governi europei hanno espresso a questo proposito grave preoccupazione.
La novità – spiega il sito britannico – sarebbe legata alla volontà del Ruanda di accelerare il ritmo dei processi celebrati nel Paese in relazione al genocidio.
Con meno di 13.000 persone processate finora, a fronte dei circa 750.000 sospettati, il Governo del Ruanda vuole incrementare l’attività delle circa 10.000 corti locali che, presiedute da “saggi” eletti, non prevedono avvocati difensori né pubblici ministeri. Di contro, il pubblico può intervenire nel corso delle udienze, sia a favore che contro gli imputati.
I giudici, non di rado parenti degli imputati o delle vittime, possono emettere condanne fino a 30 anni di detenzione.
“Considerata l’elementare formazione dei giudici e l’enorme pressione cui sono sottoposti affinché portino a termine i processi, il rischio di abuso del sistema giuridico è molto alto”, avverte il capo della missione in Ruanda di Avvocati Senza Frontiere, gruppo belga per i diritti umani.