15 Aprile 2020 :
La Corte Costituzionale della Repubblica Ceca il 9 aprile 2020 ha vietato l’estradizione di otto cittadini taiwanesi che la Cina vorrebbe processare in relazione a una frode nel campo delle telecomunicazioni.
Gli otto si erano rivolti alla Corte Costituzionale ceca contestando precedenti decisioni di tribunali che avevano autorizzato la loro estradizione, sostenendo che se l'estradizione in Cina avvenisse, correrebbero un rischio reale di subire torture o trattamenti o pene crudeli, disumani o degradanti.
I ricorrenti hanno fatto riferimento alla Carta Ceca dei Diritti e Libertà Fondamentali e alla Convenzione Europea per la Protezione dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali, che stabiliscono il divieto di tortura come assoluto e diritto fondamentale non derogabile.
Questi documenti impongono a uno Stato l'obbligo di non estradare un cittadino straniero che potrebbe essere esposto al rischio reale di tortura o altre forme di maltrattamenti - il principio di non respingimento.
La valutazione della Corte Costituzionale si è basata sulla risposta a due domande fondamentali.
In primo luogo, esiste un rischio reale che i ricorrenti vengano torturati o sottoposti a maltrattamenti in Cina? In secondo luogo, le autorità cinesi hanno fornito sufficienti garanzie diplomatiche sul fatto che questi ricorrenti non saranno torturati o sottoposti a maltrattamenti?
La Corte ha valutato una serie di documenti relativi alla situazione in Cina che sono stati elaborati dalle autorità ceche e da organismi internazionali.
Questi documenti hanno evidenziato che casi di torture o trattamenti disumani e degradanti sono stati regolarmente segnalati in Cina negli ultimi cinque anni; che il sistema giudiziario non è indipendente, ma è interamente soggetto al controllo da parte del Partito Comunista Cinese; e che la tortura è parte integrante del sistema giudiziario penale cinese in cui l'accusa si basa su una confessione forzata.
Inoltre, la Corte ha rilevato casi di maltrattamenti nelle carceri cinesi a causa delle cattive condizioni detentive.
La Repubblica Ceca ha ricevuto diverse assicurazioni dalle autorità cinesi, per esempio che la pena di morte non sarebbe inflitta o che il personale consolare sarebbe autorizzato a parlare con gli estradati in Cina.
Tuttavia, non vi è alcuna garanzia che le conversazioni private con i ricorrenti possano avvenire senza la presenza di altre persone.
La Corte ha ritenuto che nel caso in cui lo Stato tolleri una violazione sistematica dei diritti umani, è piuttosto problematico credere che le garanzie diplomatiche possano essere rispettate.