13 Giugno 2005 :
l'Autorità Palestinese del Presidente Abu Mazen ha ripreso le esecuzioni dei condannati a morte dopo una interruzione di tre anni. Quattro uomini, accusati di omicidio, sono stati giustiziati al mattino nella Città di Gaza, tre sulla forca e uno mediante fucilazione.I quattro giustiziati sono: Mohammad al Khawaja, di 24 anni, e Wael al Shoubaki, di 34, condannati per l'uccisione di un agente di cambio; Odah Abu Azab e Salah Mossallem di 28 anni, anch'essi condannati per omicidio.
"Tutti sono stati condannati per omicidio", e giustiziati dopo che il presidente palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ha respinto la loro richiesta di grazia, ha detto il portavoce del ministero degli Interni dell'Anp, Tawfik Abu Housa.
L'Anp - ha precisato il portavoce - non ha mai rinunciato alle esecuzioni dei condannati a morte, misura necessaria "per far rispettare la legge e l'ordine". "Visto il caos e il senso di insicurezza diffuso tra la popolazione, le autorità (palestinesi) hanno tutto il diritto di ordinare tali esecuzioni, per ricordare a tutti che la legge e l'ordine devono prevalere", ha detto a sua volta il capo della polizia Alaa Hosni.
Soddisfazione per la ripresa delle esecuzioni è stata espressa dal movimento islamico di Hamas e da quello della Jihad islamica palestinese. Oltre a dare il proprio benvenuto all'applicazione della pena capitale contro “assassini e autori di azioni criminali”, i due movimenti estremisti islamici hanno chiesto che la stessa pena venga applicata a tutti i palestinesi accusati di spionaggio in favore di Israele. Come ha affermato un dirigente di Hamas, Abu Zuhri, all'agenzia Irna, "se l'Anp deciderà di applicare la pena di morte anche nei confronti dei collaboratori del nemico, troverà il sostegno delle fazioni palestinesi".
Nel febbraio scorso, Abu Mazen aveva chiesto al gran muftì di Gerusalemme, lo sceicco Ikrima Sabri, un parere legale sulla pena di morte. Al leader religioso erano stati sottoposti 51 casi, metà dei quali riguardavano presunti 'collaborazionisti' con Israele. Il muftì raccomandò la ripresa della pena di morte, sostenendo come un rinvio delle esecuzioni avrebbe “incoraggiato il fenomeno della vendetta nella comunità palestinese”.
Le ultime esecuzioni legali in Palestina erano state 3, erano avvenute nel 2002 e tutte per omicidio. Dopo le critiche ricevute dalle associazioni per la tutela dei diritti umani e dall’Unione Europea, Yasser Arafat aveva bloccato le autorizzazioni alle esecuzioni.
“E’ grave che a ripristinare questa pratica sia stato proprio il nuovo Presidente dell’Autorità, accreditato come l’uomo del cambiamento democratico in Palestina e del dialogo con Israele,” ha dichiarato Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino. “Se il nuovo si presenta così, all’insegna della pena di morte e di qualcosa che persino Arafat aveva alla fine dismesso, c’è da interrogarsi seriamente sulla credibilità di Abu Mazen e sulla sua volontà di voltare pagina.”