04 Luglio 2014 :
il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha dichiarato che la pena di morte non ha alcun posto nel 21° secolo e ha invitato tutti gli Stati ad adottare misure concrete verso l'abolizione o a fermare la pratica di questa forma di punizione."Insieme, possiamo finalmente porre fine a questa pratica crudele e disumana in tutto il mondo", ha detto Ban in apertura dei lavori dell'evento speciale "Migliori pratiche e sfide nell’attuazione di una moratoria sulla pena di morte," co-organizzato presso la sede delle Nazioni Unite dall'Ufficio dell'Alto Commissario Onu per i Diritti Umani (OHCHR) e dalla Missione permanente dell’Italia alle Nazioni Unite.
L'evento speciale si svolge "nello spirito" degli obiettivi della risoluzione annuale dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite riguardante la "Moratoria sull'applicazione della pena di morte", adottata la prima volta nel 2007. Si tratta di un testo ampio e inclusivo che non impone l'abolizione della pena di morte, ma piuttosto propone una moratoria sulle esecuzioni - de jure o de facto – in vista dell’abolizione della pena capitale.
All’evento, che è stato moderato dal Vice-segretario generale per gli Affari Umanitari Ivan Simonovic, Ban ha sottolineato che l'Assemblea presto si occuperà di nuovo della risoluzione. Gli sforzi generati dal testo hanno ottenuto un margine progressivamente più ampio di sostegno da parte degli Stati membri, che rappresentano una varietà di sistemi giuridici, tradizioni, culture e religioni.
Il capo delle Nazioni Unite ha dichiarato di restare "molto preoccupato, tuttavia, circa le carenze rispetto agli standard internazionali sui diritti umani dei Paesi che ancora applicano la pena di morte". Ban ha aggiunto di essere particolarmente preoccupato per l'applicazione della pena di morte per i reati che non raggiungono la soglia di “crimini più gravi” in base alla legislazione internazionale sui diritti umani, compresi i reati legati alla droga, ad atti sessuali consensuali e apostasia.
Il capo delle Nazioni Unite ha continuato ad esprimere preoccupazione per le normative che in 14 Stati membri consentono la pena di morte per i minori, così come per il nuovo fenomeno che vede la condanna a morte di grandi gruppi di imputati a conclusione di processi di massa.