01 Luglio 2008 :
Philip Alston, special rapporteur Onu sulle esecuzioni extra-giudiziarie, sommarie ed arbitrarie, ha criticato il sistema giudiziario degli Stati Uniti definendolo difettoso, ed ha chiesto alle autorità di quel paese di garantire che non vengano giustiziati degli innocenti.Alston ha inoltre criticato l’amministrazione Bush per mancanza di trasparenza in relazione al campo di prigionia di Guantanamo, descrivendo le autorità statali di Alabama e Texas “manifestamente indifferenti” rispetto al rischio di mettere a morte innocenti.
“Sarebbe prioritario analizzare se il sistema giudiziario penale stia fallendo nei casi capitali, e perché persone innocenti vengono condannate a morte”, ha detto lo Special rapporteur nel corso di una conferenza stampa, al termine di un tour di due settimane negli Usa che lo ha visto incontrare politici, giudici e gruppi della società civile a Washington DC, New York, in Alabama e in Texas.
“E’ possibile che l’Alabama abbia già giustiziato persone innocenti, tuttavia si preferisce negare piuttosto che confrontarsi con le lacune del sistema giudiziario penale”, ha detto Alston, ricordando come dal 1973 siano 129 le persone esonerate dal braccio della morte Usa, con il numero che continua a salire.
Per quanto riguarda Guantanamo, Alston ha espresso preoccupazione per i sei “nemici combattenti stranieri” accusati di crimini di guerra nei tribunali militari speciali e che rischiano la condanna a morte.
“Questi processi non rispettano assolutamente gli standard del processo equo ed il diritto internazionale relativo ai diritti umani”.
Ha evidenziato come l’accesso alla difesa sia limitato e che i tribunali militari ammettono prove per sentito dire, oltre che “dichiarazioni forzate” ottenute nel corso degli interrogatori.
Almeno uno degli accusati – sostiene Alston – è stato sottoposto al “waterboarding", una tecnica di annegamento simulato denunciata come tortura dai gruppi a difesa dei diritti umani.
La legge istitutiva dei tribunali di Guantanamo “non vieta che le dichiarazioni forzate vengano ammesse come prove”, fa notare il Rappresentante Onu, che descrive la giustizia militare Usa come un sistema “opaco”, chiedendo una maggiore trasparenza.
“Molti ostacoli sono stati sistemati per intralciare il lavoro di chi vuole monitorare le responsabilità dell’autorità pubblica”.