11 Luglio 2007 :
la Corte Suprema libica ha confermato la condanna a morte per le cinque infemiere bulgare e il medico palestinese, accusati di aver diffuso volontariamente il virus dell'Aids nell’ospedale pediatrico di Bengasi. Il verdetto pronunciato dal giudice Fathi Dahan non è comunque definitivo. Il Consiglio supremo della magistratura libico, presieduto dal ministro della Giustizia, potrebbe confermare o respingere la condanna a morte oppure stabilire una pena più lieve.L'udienza odierna è durata appena cinque minuti e si è svolta in assenza dei sei imputati. Il verdetto giunge all'indomani dell'annuncio dell'accettazione da parte delle famiglie delle vittime di un accordo per il risarcimento economico.
"In nome del popolo, il tribunale ha deciso di non accettare l'istanza presentata dagli imputati e conferma la pena di morte nei loro confronti", ha dichiarato il presidente della Corte, Fathi Dahan.
Le cinque infermiere e il medico palestinese, ora naturalizzato bulgaro, sono accusati di aver volontariamente iniettato il virus Hiv su più di 400 bambini; di questi 46 sarebbero poi deceduti.
Le infermiere Kristiana Valtsheva, Nasiy Nenova, Valia Shervenyashka, Valentina Siropulo e Snezhana Dimitrova e il medico Ashraf Hajouj, sono in carcere in Libia dal 1999.
Ieri sera, la Fondazione Gheddafi, un'associazione umanitaria presieduta dal figlio del presidente libico, aveva annunciato che le famiglie avevano accettato un indennizzo da parte di un fondo speciale di assistenza alle vittime creato nel 2005 da Tripoli e Sofia sotto l'egida dell'Unione europea per sostenere le famiglie dei bambini malati.