LE NOSTRE PRIGIONI, STORIE DI PENA E SPERANZA

20 Settembre 2025 :

Gianluca Liut* su l’Unità del 20 settembre 2025

Un teatro necessario, un atto civile, un incontro di voci e coscienze. “Le nostre prigioni. Storie di pena e speranza” è il recital che porta in scena, con pudore e lucidità, la vita invisibile che pulsa oltre le sbarre. Un viaggio nelle ombre e nelle luci del nostro Paese dietro le sbarre, dove la pena diventa racconto, la sofferenza si fa memoria, la speranza prende la forma concreta di sguardi, gesti, lacrime, parole. Protagonisti in scena Emanuele Montagna, Asia Galeotti e Martina Valentini Marinaz di CFA Colli Formazione Attori di Bologna, su testo di Dino Petralia, già a capo del Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria. Cinque storie, tre interpreti e un autore per un affresco corale che attraversa l’umanità del carcere senza indulgere al sensazionalismo, cercando la verità minuta e quotidiana delle esistenze. In questa misura giusta il teatro civile compie la sua funzione di giustizia. Non assolvere, non convincere, ma mettere in condizione di vedere megl io. E, vedendo meglio, di comprendere.
Il debutto è doppio e simbolico: anteprima nazionale a Padova, il 25 settembre, al Teatro Ai Colli; prima nazionale a Bologna, il 2 ottobre, al Teatro Dehon. Due città, due comunità, un solo filo che unisce la responsabilità di guardare dove di solito si distoglie lo sguardo. Il recital offre al pubblico una serata di teatro, che è anche un tempo condiviso di ascolto. Il tempo che manca a chi è chiuso, il tempo che manca a chi resta fuori.
La scrittura di Dino Petralia è netta e compassionevole insieme. Asciutta nella lingua, attenta ai fatti, capace di restituire la densità morale delle storie. Il testo intreccia frammenti di vite – di donne e di uomini, di genitori e di figli, di operatori e volontari – componendo un mosaico dove ogni tessera trova il proprio posto grazie a una drammaturgia che alterna persone e comunità, confessione e coralità, cronaca e poesia, italiano e dialetti. Il friulano, il romagnolo, il napoletano, il barese e il siciliano, nei dialoghi, esprimono la dimensione nazionale delle storie di pena e di speranza. In scena, le tre voci si fanno strumento di un’unica coscienza in ascolto. Emanuele Montagna costruisce la spina dorsale narrativa, guidando lo spettatore dentro i nodi della pena, della colpa, della riparazione possibile, ma anche della rassegnazione e della rinuncia alla vita. Asia Galeotti e Martina Valentini Marinaz danno corpo alle fratture, componenti che si spezzano e si ricompongono, restituendo la fragilità e la forza di chi abita il limite. Un intreccio che evoca con sensibilità, senza mai arretrare dal rigore della parola.
“Le nostre prigioni” è parola e silenzio. Perché è nel silenzio che spesso il carcere parla più forte. Nelle attese, nelle visite, nei corridoi, nelle notti. Il teatro, qui, non imita. Traduce, trasfigura e restituisce. E il pubblico diventa parte di un patto. Quello di non dimenticare. “Le nostre prigioni” è pensato per la cittadinanza tutta, per chi vive il carcere da dentro e per chi lo incrocia soltanto nei talk show e nei giornali. È un invito ad attraversare l’idea stessa di pena, a misurarla con la dignità, a chiederci quale comunità vogliamo essere.
Padova e Bologna diventano luoghi di un rito laico. Il teatro come laboratorio di umanità. L’anteprima al Teatro ai Colli, il 25 settembre, è la prima occasione per conoscere queste cinque storie di pena e di speranza, come cura dello spazio pubblico dell’ascolto. La prima nazionale al Teatro Dehon, il 2 ottobre, consegna lo spettacolo alla sua piena maturità, aprendo la strada a un percorso di repliche e dialoghi con i territori.
“Le nostre prigioni” non è uno spettacolo “sul” carcere. È un’opera “con” il carcere, con chi lo vive e lo attraversa, con chi ci lavora, con chi attende fuori. Una pratica di prossimità che il teatro rende possibile, creando una distanza giusta per vedere meglio e, allo stesso tempo, un’intimità che permette di riconoscersi. Perché le nostre prigioni, davvero, sono nostre. Parlano di noi, della misura con cui sappiamo coniugare giustizia e umanità.
Una lungimirante produzione dell’Ordine degli Avvocati e della Camera Penale di Padova, con il patrocino di Nessuno Tocchi Caino Spes contra Spem. Segnatevi le date: 25 settembre, Padova, Teatro ai Colli; 2 ottobre, Bologna, Teatro Dehon. “Le nostre prigioni. Storie di pena e speranza” vi attende. Dove l’arte incontra la responsabilità, per trasformare l’ascolto in consapevolezza, la consapevolezza in scelta, la scelta in cura.
* Avvocato, Consiglio Direttivo Nessuno tocchi Caino

 

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