05 Maggio 2022 :
IRAN (Svezia)
L'Iran convoca l'ambasciatore svedese.
Giovedì 28 aprile, un pubblico ministero svedese ha chiesto la condanna all’ergastolo per Hamid Noury, un agente carcerario iraniano in pensione accusato di crimini contro l'umanità e crimini di guerra per le esecuzioni di massa nelle carceri iraniane nel 1988.
Il ministero degli Esteri di Teheran il 1° maggio ha “condannato fermamente” l'arresto e il processo di Hamid Noury, 61 anni, definendolo “illegale” e ha chiesto l'interruzione del procedimento e il suo rilascio.
Gli avvocati di Noury, arrestato all'aeroporto di Stoccolma nel novembre 2019, negano che l’uomo abbia avuto un ruolo nelle “presunte uccisioni”.
Come è noto, tutte le principali associazioni per i diritti umani che si occupano di Iran sostengono che nel 1988, un ordine diretto (un “ordine religioso”, una “fatwa”) dell’allora Guida Suprema del regime Ruhollah Khomeini, aveva disposto che “tutti i detenuti nelle prigioni iraniane che appartenevano o simpatizzavano con i Mojahedin del Popolo, e che restavano fedeli alle loro idee, dovessero essere giustiziati.
L’organizzazione dei “Mujahedin del Popolo Iraniano” (MEK), un gruppo all’epoca definito dagli osservatori internazionali “islamico-marxista”, fu parte integrante della rivolta contro lo Scià che, iniziata con disordini di piazza nel 1978 culminò nel gennaio 1979 con l’estromissione dello scià Reza Pahlavi e la sua partenza per l’esilio.
Subito dopo la presa del potere, la parte “religiosa” e la parte “marxista” della nuova dirigenza entrarono in forte contrasto. Il MEK si appoggiò al dittatore del confinante Iraq, Saddam Hussein, anche lui di impostazione marxista. Quando, nel settembre 1980, l’Iraq, confidando che dopo il cambio repentino di regime l’esercito iraniano fosse particolarmente debole, invase l’Iran, il MEK si schierò con Saddam, e partecipò ad alcune operazioni belliche. L’Iran ha iniziato a definire “terroristi” i membri del MEK, e nel 1981 ha messo fuori legge l’organizzazione.
In questo contesto va inserito il “massacro dell’estate 1988”, che secondo le stime del MEK ha portato all’esecuzione sommaria di circa 30.000 persone. Ong internazionali confermano il massacro, ma lo stimano (Amnesty Internationa) in 5.000 vittime. Le autorità iraniane negano la sistematicità del massacro, e parlano solo di “esecuzioni di terroristi”.
Nel novembre 2019, un ex prigioniero politico iraniano, Iraj Mesdaghi, trasferitosi in Svezia, avvertì le autorità svedesi di aver riconosciuto, per strada, uno dei membri della cosiddetta “commissione della morte” del carcere di Gohardasht (più noto come Rajai Shahr).
Il 9 novembre 2019 la polizia svedese fermò Hamid Noury all’aeroporto di Stoccolma.
Dopo 21 mesi di indagini, il 27 luglio 2021 è stato incriminato formalmente per circa 100 omicidi. Il processo è iniziato il 10 agosto 2021 davanti alla Corte Distrettuale di Stoccolma.
Il processo, che le autorità iraniane considerano illegale, come considerano illegale l'arresto di Noury, si sta avviando alle fasi finali. Nel corso delle indagini e del dibattimento 35 espatriati iraniani (molti dei quali appartenenti o ex appartenenti al MEK) hanno testimoniato sul ruolo ricoperto da Noury come membro del tribunale sommario che decideva le esecuzioni, e anche sul ruolo di Noury nelle esecuzioni stesse. Questo processo rende le autorità iraniane particolarmente nervose, considerato che un “collega” di Noury, Ebrahim Raisi, all’epoca vice procuratore generale dell’Iran, uno dei 4 “dirigenti delle commissioni della morte, nel frattempo è diventato Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran. Quello contro Noury è il primo processo nel mondo che cerca di ricostruire le responsabilità del massacro del 1988.
I tribunali svedesi stanno processando Noury in base al principio della “giurisdizione universale”. È lo stesso principio giuridico che regola l’esistenza dei tribunali internazionali, e che, in caso di reati particolarmente gravi come crimini di guerra o contro l’umanità, consente di incardinare processi anche in paesi diversi da dove i crimini sono stati commessi.
Il 28 aprile, dopo la richiesta di ergastolo, l'ambasciatore svedese in Iran, Mattias Lentz, è stato convocato dalle autorità iraniane. Come è noto, la “convocazione dell’ambasciatore” è un passo formale che intende sottolineare una situazione di forte dissenso.
Il ministero degli Esteri svedese in un post su Twitter ha sconsigliato ai suoi cittadini viaggi non essenziali nella Repubblica islamica "a causa della situazione della sicurezza".