17 Giugno 2020 :
La Corte Suprema dell’India il 15 giugno 2020 si è rifiutata di emettere la pena di morte nei confronti di un detenuto che l'anno scorso stuprò e uccise un bambino di nove anni nello stato del Telangana, quasi due mesi prima della modifica alla legge POCSO da parte del Parlamento, che prescrive la pena capitale per questo tipo di crimine, dicendo che non può esserci effetto retroattivo della legge.
Il governo del Telangana si era rivolto alla Corte Suprema contro l'ordine con cui l’Alta Corte di Hyderabad il 12 novembre dello scorso anno aveva commutato in ergastolo senza possibilità di liberazione la condanna a morte del giovane 25enne.
Il ragazzo, Polepaka Praveen alias Pawan, era stato condannato a morte in primo grado in un processo conclusosi in tempi record, vale a dire 48 giorni dopo il crimine, commesso il 18-19 giugno dello scorso anno.
I giudici Sanjay Kishan Kaul e KM Joseph della Corte Suprema hanno affermato che non è convincente l’argomento del governo statale secondo cui la condanna a morte retroattiva sia un segnale per la società.
"In primo luogo, non riusciamo a vedere come l'effetto retroattivo possa essere concesso quando la pena deve operare in modo prospettico e logico. Anche in caso contrario, l’ergastolo senza possibile liberazione è abbastanza punitivo da inviare un segnale alla società, inoltre non può essere la sola condanna a morte a inviare un segnale giusto", hanno detto i giudici, aggiungendo: "Siamo del parere che l'Alta Corte abbia ritenuto opportuno imporre l'ergastolo senza possibile liberazione, e questa Corte ai sensi dell'articolo 136 della Costituzione dell'India non dovrebbe interferire solo per convertire la pena in una nuova condanna a morte".
L’emendamento relativo alla condanna a morte del Protection of Children from Sexual Offenses Act (POCSO), 2012, è entrato in vigore il 6 agosto 2019.