05 Ottobre 2015 :
Masaru Okunishi, un detenuto del braccio della morte giapponese di 89 anni, è morto nel reparto ospedaliero della prigione di Hachioji, nel settore occidentale di Tokyo. Okunishi ha trascorso in prigione 46 anni a partire dal 1969, in relazione al caso che vide cinque donne, tra cui sua moglie e la sua amante, morire nella città di Nabari, Prefettura di Mie, dopo aver bevuto del vino avvelenato, nel marzo 1961.Okunishi ha sempre proclamato la propria innocenza ed era determinato a chiedere un nuovo processo. Otto precedenti richieste di nuovo processo erano state respinte. Fu trasferito nel reparto ospedaliero dal carcere di Nagoya nel 2012, dopo il peggioramento del suo stato di salute.
"Il sistema giudiziario giapponese ha totalmente fallito con Masaru Okunishi. E' scandaloso che gli sia stato negato quel nuovo processo che il suo caso senza dubbio meritava, invece è stato lasciato a languire nel braccio della morte per più di 46 anni ", ha dichiarato Hiroka Shoji, ricercatore per l’Asia orientale di Amnesty International.
"E' troppo tardi per Okunishi, ma altri rimangono nel braccio della morte dopo essere stati condannati principalmente sulla base di confessioni forzate. Le autorità giapponesi devono rivedere urgentemente i loro casi affinché i prigionieri facciano in tempo a ottenere giustizia", ha aggiunto. Okunishi era nel braccio della morte dal 1969, dopo essere stato condannato per gli omicidi di cinque donne. Avrebbe "confessato" il crimine dopo essere stato interrogato dalla polizia per molte ore nell’arco di cinque giorni, senza la presenza di un avvocato.
Durante il suo primo processo ritrattò la sua "confessione" e fu assolto per mancanza di prove. Tuttavia, un tribunale di grado superiore rovesciò il verdetto condannandolo a morte.
Per più di quattro decenni ha vissuto nella paura costante che ogni giorno potesse essere l'ultimo. I condannati a morte in Giappone vengono informati solo poche ore prima della loro esecuzione, che si svolge in segreto. Come la maggior parte dei condannati a morte, Okunishi ha trascorso quasi tutto il suo tempo rinchiuso in isolamento.
Il sistema giudiziario giapponese continua a basarsi sensibilmente su "confessioni" ottenute con la tortura o altri maltrattamenti. Non ci sono chiari limiti sulla durata degli interrogatori, che non sono integralmente registrati e che si svolgono senza la presenza di avvocati.
Sono dodici le persone giustiziate da quando il primo ministro Shinzo Abe si è insediato nel dicembre 2012. I prigionieri del braccio della morte giapponese sono attualmente 128 e si tratta di una delle più alte presenze in più di mezzo secolo.
(Fonti: amnesty.org, 04/10/2015)