EMIRATI ARABI UNITI: FAMIGLIA DELLA VITTIMA ACCETTA IL PREZZO DEL SANGUE

11 Novembre 2014 :

quattro uomini che erano stati condannati a morte negli Emirati Arabi Uniti per aver stuprato, ucciso e smembrato una cameriera etiope cinque anni fa, sono stati liberati dopo il pagamento del prezzo del sangue alla famiglia della vittima.
La Corte d'Appello di Sharjah ha annullato la pena di morte con una sentenza pronunciata dal giudice presidente Abdullah Yousif Al Shamisi, riducendo la pena a tre anni di carcere per ciascun imputato.
I quattro uomini degli Emirati, che hanno già trascorso più di cinque anni di carcere, sono ora fuori su cauzione, ha reso noto il loro avvocato, Salem Obaid Bin Sahoo.
L’avvocato ha detto a Gulf News che la liberazione segue il pagamento del prezzo del sangue di 100.000 dirham.
"Il consolato etiope a Dubai ci ha comunicato che la famiglia della vittima ha accettato il prezzo del sangue lasciando cadere la domanda per la pena di morte", ha detto.
"I 100.000 dirham sono stati depositati nella cassaforte del tribunale e su questa base i quattro sono stati liberati”, ha aggiunto.
L'approvazione da parte della famiglia della vittima rappresenta una completa inversione rispetto al rifiuto espresso durante i primi giorni del caso. Nel 2010, il Tribunale di Primo grado di Sharjah emise la pena di morte per A.M., 35 anni, S.R., 32, H.A., 33, e A.J., 30, per quello che è noto come “l'omicidio di Al Dhaid”.
Il verdetto originale fu emesso dal collegio formato dai giudici Yaqoub Al Hammadi, Hussain Al Asoufi e Ahmad Awdh.
Secondo i documenti del tribunale, i quattro rapirono una cameriera etiope a Khor Fakkan, portandola con la loro Land Cruiser nel deserto, nell’agosto 2009.
Dopo averla stuprata, la portarono sulle montagne di Al Dhaid, dove ripeterono il crimine, poi passarono sul suo corpo con il loro SUV, infine tentarono di occultare il cadavere. Rappresentanti del consolato etiope hanno assistito alle udienze, seguendo il caso per conto della famiglia della ragazza uccisa. Secondo la polizia, nel 2004, uno degli assassini aveva violentato e ucciso una ragazzina pakistana di 13 anni, insieme a due complici.
Furono tutti condannati a morte, tuttavia l’uomo fu perdonato dal padre della vittima.
I casi che comportano la pena di morte vanno automaticamente in appello.
 

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