EGITTO: 17 GIUSTIZIATI PER L’ATTACCO CONTRO LA POLIZIA NEL 2013

Lo sceicco Abd al-Rahim Jibril

28 Aprile 2021 :

Le autorità egiziane il 26 aprile 2021 hanno impiccato 17 persone che erano state riconosciute colpevoli di diversi omicidi commessi nel 2013 in un assalto contro una stazione di polizia, hanno reso noto gli avvocati che rappresentano le loro famiglie.
Il Ministero degli Interni egiziano aveva invece dichiarato, lo stesso 26 aprile, che erano nove gli uomini giustiziati in relazione all’assalto contro la stazione di polizia di Kerdasa.
Le impiccagioni sono avvenute nel complesso carcerario di Wadi Natrun nel governatorato di Beheira, nella regione del Delta del Nilo, hanno detto funzionari della sicurezza.
I gruppi per i diritti umani avevano in precedenza sollevato preoccupazioni sulla legittimità dei processi e affermato che c'erano poche prove che collegassero le persone giustiziate con l'attacco alla stazione di polizia.
Nel 2014 oltre 180 persone furono condannate a morte per l'attacco, uno dei più gravi avvenuti contro la polizia negli ultimi anni.
Il verdetto era stato in seguito annullato per tutti gli imputati tranne 20, che erano stati nuovamente condannati a morte nel 2017. Decine di altri sono stati condannati all'ergastolo.
Altri tre uomini nello stesso caso sono stati giustiziati il ​​4 ottobre 2020.
Le uccisioni di 13 poliziotti, che in seguito divennero note come il massacro di Kerdasa, avvennero poche ore dopo l’assalto da parte delle forze di sicurezza egiziane dei sit-in di massa a sostegno dell'ex presidente Mohamed Morsi, estromesso dal potere dai militari.
Le violente dispersioni nelle piazze Rabaa al-Adawiya e al-Nahda del Cairo sono state definite una delle più grandi stragi di manifestanti in un solo giorno da gruppi per i diritti umani.
Secondo Amnesty International, uno dei 17 uomini giustiziati il ​​26 aprile era un 82enne che i media locali hanno identificato come lo sceicco Abd al-Rahim Jibril, un insegnante di Corano in cattive condizioni di salute.
L’agenzia di stampa International Quran News Agency (IQNA) ha identificato gli altri 16 detenuti giustiziati come:
Walid Saad Abu Omaira, Mohamed Rizk Abuel Soud, Ashraf Sayed Rizk, Ahmed Owes Hussein, Essam Abdel Moety, Ahmed Abdel Nabi, Badr Abdel Nabi, Qutb Sayed Qutb, Omar Mohamed El-Sayed, Izzat Al-Attar, Ali El-Sayed Kenawy, Abdullah Saeed, Mohamed Yousef Al-Seidi, Ahmed Abdel Salam, Arafat Abdel Latif e Mustafa El-Sayed El-Kerfesh.
Molti dei detenuti giustiziati erano stati accusati di essere membri dei Fratelli Musulmani, il movimento di opposizione meglio organizzato in Egitto.
Amnesty International ha registrato l'Egitto come uno dei quattro paesi del Medio Oriente in cima alla lista globale dei paesi-boia nel 2020.
La nazione più popolosa del mondo arabo ha praticato 107 esecuzioni lo scorso anno, un aumento significativo rispetto alle 32 registrate nel 2019, ha riportato AI.
Il governo egiziano combatte gli insorti islamisti, in particolare nella penisola del Sinai, da quando Morsi è stato allontanato dal potere.
Gli islamisti hanno vinto una serie di elezioni dopo che la rivolta della Primavera araba nel 2011 ha posto fine al governo quasi trentennale del presidente Hosni Mubarak.
Mohamed Morsi, una figura di spicco della Fratellanza Musulmana ed eletto come Presidente nel 2012, si è rivelato divisivo nel Paese e l'esercito lo ha rimosso dal potere l’anno dopo, durante le proteste di massa contro il suo governo.
Da allora, le autorità hanno intrapreso una vasta repressione contro gli islamisti, arrestando e condannando migliaia di persone a dure pene detentive.
Il governo egiziano ha dichiarato i Fratelli Musulmani un gruppo terroristico.
L'attacco di Kerdasa avvenne lo stesso giorno in cui le forze di sicurezza sgomberarono con la forza i due campi di protesta dei sostenitori di Morsi, uccidendo centinaia di persone. I manifestanti chiedevano la reintegrazione di Morsi come presidente.

 

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