18 Novembre 2014 :
Dopo la tappa in Zimbabwe, da ieri la delegazione di Nessuno tocchi Caino e del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, nell’ambito di un progetto sostenuto dal Ministero degli Affari Esteri italiano, si trova nelle Comore, con l’obiettivo di chiedere un voto a favore della Risoluzione ONU per la moratoria delle esecuzioni che andrà al voto all’Assemblea Generale a metà dicembre. La giornata di oggi è iniziata con l’incontro col Ministro della Giustizia delle Comore Abdou Ousseini, di professione medico e membro del governo da 16 mesi. Il Ministro Ousseini, personalmente contro la pena di morte, ha ricordato alla delegazione i passi che il governo aveva intrapreso a livello nazionale per abolire la pena di morte - con una proposta di legge abolizionista rigettata dal Parlamento con motivazioni religiose - e a livello internazionale, in sede di Revisione Periodica Universale dove, al Consiglio Onu sui diritti umani, le Comore hanno accettato 126 delle 133 raccomandazioni (ivi compresa quella di ratificare il Protocollo Opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici). Il Ministro ha poi ricordato come, da quando ci sia lui, nessuna condanna a morte sia stata firmata. Il Paese, in cui l'ultima condanna capitale è stata emessa nel 2012, osserva una moratoria di fatto con ancora qualche persona nel braccio della morte. Il Ministro Ousseini, che è candidato alle prossime elezioni, si coordinerà col collega degli Esteri per decidere su voto di dicembre alle Nazioni Unite. La missione nella capitale delle Comore è terminata con un incontro al Parlamento e con la visita della prigione centrale di Moroni. In Parlamento si son affrontati i problemi che hanno bloccato l'iter abolizionista. Oltre a un'opposizione fondata sugli aspetti islamici della Costituzione, l'altro problema evidenziato è la vicinanza con l'avvio della campagna elettorale dove temi come la pena di morte vengono spesso mistificati e manipolati a fini elettoralistici. Il nuovo Parlamento entrerà in carica alla fine di gennaio. La delegazione di Nessuno tocchi Caino e del Partito Radicale è poi tornata nel carcere di Moroni, una struttura fatiscente che risale all’epoca del dominio coloniale francese. Dei 221 detenuti nel carcere, i condannati in via definitiva sono solo 25, le donne sono otto e i minorenni sei. I condannati a morte sono sei e due invece quelli all'ergastolo. A oggi erano presenti anche17 persone accusate di attentato alla sicurezza dello Stato. I detenuti vivono in una condizione di totale promiscuità. In spazi che potrebbero consentire l'ospitalità di 80 persone (anche se secondo gli standard dell'Organizzazione mondiale della sanità quel carcere dovrebbe ospitarne 50) convivono condannati definitivi e in attesa di giudizio, condannati a morte per omicidio e ladri di polli, persone anziane e minorenni.Le condizioni di detenzione sono particolarmente povere e malsane, le cure sanitarie pressoché inesistenti. La razione quotidiana di cibo, sempre la stessa da anni, consiste in una sola ciotola di riso e sardine che può esser l'unica risorsa alimentare per chi non può permettersi una qualche integrazione con del cibo diverso portato in carcere dai famigliari. La delegazione si è intrattenuta in particolare coi minorenni e coi condannati a morte tra cui Fekkak Abdellaziz, marocchino di 47 anni, condannato per omicidio "passionale", che ha detto "nei molti anni passati qui dentro non son mai stato visitato da un medico".
Del tutto inadeguate le strutture dell'amministrazione Penitenziaria, tra cui gli uffici del direttore della prigione che consiste in un locale di due metri per tre. Stesso dicasi dell'infermeria dove l'anticamera viene utilizzata come dormitorio per alcune guardie dell'esercito.
(Fonti: NtC, 18/11/2014)