CARCERE! CARCERARE! MA L’APPETITO PER LA RECLUSIONE NON RISOLVE NULLA

19 Luglio 2025 :

Bernard Bolze su l’Unità del 19 luglio 2025

La festa è finita! Gli Incontri estivi sul confinamento, dal nome Concertina*, hanno appena smontato, a Dieulefit, nella provincia francese della Drôme, il loro tendone. Si va avanti verso il 2026 e alla sesta edizione!
“Appetiti” è stato il tema di questa quinta edizione, così pensata: “Negli Appetiti c’è il desiderio. L’esperienza della privazione della libertà è infinitamente più complessa di come ci viene rappresentata. I luoghi di confinamento celano le più grandi frustrazioni e gli appetiti più sfrenati. La prigionia li acuisce, privando di tutto. L’alterazione dei sensi può anche portare alla perdita dell’appetito. Orco o passero, a ciascuno il suo (...)”
Come dovremmo considerare un evento dalla connotazione poco alettante – la privazione della libertà – quando la maggior parte dei media, compresi i più progressisti, guardano dall’altra parte? In tre parole: la gioia di stare insieme, l’intelligenza collettiva, la speranza della diffusione. I soggetti più cupi invitano a evocarli nell’amicizia e nella solidarietà e quindi nella gioia. Questo è il paradosso vertiginoso che dobbiamo affrontare.
Pinar Selek, Presidente dell’edizione 2025, ha dato la tonalità degli Incontri in un discorso di apertura potente e caloroso che il suo passaggio nelle prigioni turche e la tortura associata hanno rafforzato di tutto il loro peso. Sociologa e autrice, rifugiata in Francia, è ancora perseguita dal governo del suo paese nonostante le ripetute assoluzioni. Ecco cosa ci dice nel preambolo: “Non è facile agire d’urgenza prendendosi il tempo di pensare. Eppure questi due movimenti devono coesistere, articolarsi, nutrirsi. Ecco perché sono così commossa ad aprire questa quinta edizione di Concertina, Incontri estivi intorno al confinamento, che si iscrivono nelle lunghe lotte contro le logiche del confinamento, incrociando resistenze militanti, creazione artistica e riflessione sui diritti delle persone private della libertà. A partire da questi luoghi di reclusione, ci prenderemo il tempo per pensare insieme, per cogliere meglio i dispositivi di potere che ci circondano, ma anc he per innaffiare, nutrire, abbellire il mondo poetico che stiamo costruendo da tanto tempo”.
L’intelligenza collettiva risiede nell’accettazione della diversità dei punti di vista (accademici, militanti, o quelli degli «utenti»), del loro confronto a volte ruvido e della presenza di personale dell’amministrazione penitenziaria o della salute che se ne prendono il rischio. I cinquanta eventi programmati sono stati altrettante occasioni per ascoltare: Mohamedou Ould Slahi, ex detenuto di Guantanamo e quattordici anni di detenzione e tortura per nulla; Antoine Chao, con Alla partenza, c’è Guernica, una storia familiare e radiofonica della resistenza al fascismo; Ramla Dahmani, la sorella di un avvocato tunisino rinchiusa a causa del suo lavoro a favore dei migranti subsahariani a Tunisi; i membri del Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa Alan Mitchel, Kristina Pardalos ed Elisabetta Zamparutti, intervenuta anche come esponente di Nessuno tocchi Caino.
“Appetiti”, uno splendido titolo inciso come una medaglia, con il suo dritto e il suo rovescio. Da un lato c’è la carcerazione come sollecitazione del desiderio carnivoro di politici che la propongono come LA soluzione. Un modo crudele per camuffare il rifiuto di condividere la ricchezza, il tradimento dei valori dell’accoglienza, minare la giustizia. Inizia sempre imponendosi sui prigionieri di diritto comune e finisce col reprimere gli spiriti liberi. L’appetito per la reclusione favorisce il manganello che colpisce, il controllo degli individui, il passaggio dal controllo sui loro corpi al controllo sulle loro menti. Da un altro lato, c’è l’incontro di persone che hanno trascorso molto tempo in prigione o in un reparto psichiatrico e che frequentano o si occupano di carcere. Sono coloro che manifestano fame di resilienza, filosofia, fraternità, apprendimento, buon cibo e ci aiutano a comprendere il loro percorso. La differenza risiede proprio in questo punto, così ben definito da Stig Dagerman, sensibile scrittore e anarchico svedese: “Il mio potere è formidabile finché riesco a opporre la forza delle mie parole a quella del mondo, perché chi costruisce prigioni si esprime meno bene di chi costruisce la libertà”.
Restano da immaginare le prospettive, quelle dello svolgimento degli Incontri, che non hanno interesse alla massificazione nella loro culla d’origine ma la cui espansione deve essere pensata verso altre città e altri paesi. Perché non un giorno a Ginevra, Bruxelles, Roma? Coloro che non hanno il coraggio di sognare non hanno la forza di combattere!

* La concertina è uno strumento musicale a fiato, simile alla fisarmonica. Ha dato il suo nome al filo spinato che arrotolato in grandi bobine che possono espandersi come lo strumento. Questo filo è diventato il simbolo del confinamento.

 

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